Da Scanno uno sguardo plurale sulla valutazione
Una sintesi dei lavori a cura di Maria Teresa Stancarone
Un confronto sempre aperto
Ormai da diversi anni il seminario nazionale di Scanno è diventato uno tra gli appuntamenti più attesi e apprezzati con la casa editrice Tecnodid, capace di approfondire, e spesso anticipare, le principali novità del mondo della scuola con un approccio operativo dialogante tra le diverse professionalità scolastiche ed istituzionali presenti.
Complice la cornice suggestiva dei luoghi e l’accoglienza ospitale di chi li abita, il confronto autunnale di Scanno consente di sviluppare i temi che caratterizzano l’anno scolastico appena iniziato senza rinunciare al piacere della convivialità.
Quest’anno il tema centrale è stato “La nuova valutazione”, per approfondire insieme le novità in tema di valutazione degli apprendimenti ed anche i riflessi della valutazione delle professionalità sui processi e sui modelli organizzativi delle istituzioni scolastiche.
Dalle tesi di Scanno allo scenario attuale
In apertura dei lavori, Mariella Spinosi ha tracciato idealmente un ponte tra le ultime edizioni del seminario, evidenziando proprio la capacità di anticipare, fin dagli scorsi anni, le questioni che oggi animano il dibattito all’interno delle scuole. L’analisi pregressa aveva già fatto intuire che aspetti come il nuovo ruolo assunto dalle rilevazioni standardizzate INVALSI, o la ricaduta della rendicontazione sociale qualora sia intesa come mera comparazione tra le scuole, o, ancora, l’irrisolta dicotomia tra voto in decimi e livelli di acquisizione delle competenze da certificare, imponessero una riflessione operativa consapevole. Se, infatti, la valutazione costa in termini economici, ma anche (e forse soprattutto) in termini professionali ed emotivi, occorre capire qual è il risultato atteso e quanto il regolamento sul Sistema nazionale di valutazione possa diventare l’occasione per superare la diffidenza delle scuole nei confronti di questo tema, purché applicato con saggezza. Antonia Carlini ha, poi, approfondito le pratiche valutative che negli anni sono diventate il bagaglio professionale dei docenti e delle scuole, sottolineando l’attenzione che occorre avere per la dimensione emotiva della valutazione come motivazione all’apprendimento e come stimolo per l’autovalutazione, elemento caratterizzante il valore formativo della valutazione che le Indicazioni Nazionali hanno spiegato e che il d.lgs. 62/17 ha recentemente rilanciato.
Certificazione delle competenze e rendicontazione sociale: tra vecchi e nuovi modelli
Tra le principali novità che impegnano, già da quest’anno scolastico, le scuole del primo ciclo, particolare attenzione è rivolta dalle scuole ai Modelli nazionali per la certificazione delle competenze, da rilasciare al termine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, adottati con il D.M. 742/17. Con Giancarlo Cerini il tema della certificazione è stato affrontato rispetto alle polarità tipiche della cultura della valutazione: certifico per controllare e decidere come intervenire o per valutare e capire come migliorare? Il vero senso della valutazione e della certificazione, secondo Cerini, deve essere ricondotto, in realtà, al valore funzionale della valutazione per migliorare gli esiti di alunni e studenti, come aveva bene chiarito la Direttiva n. 11/14. Valutare e certificare, quindi, come strumento per regolare la didattica ed elemento fondante della professionalità docente.
Ma la valutazione riguarda anche i processi nel loro insieme ed il livello di raggiungimento degli obiettivi attesi socialmente, che saranno oggetto di rendicontazione nel prossimo anno scolastico. Paola Serafin ha affrontato il tema della rendicontazione sociale evidenziando le differenze tra il modello di accountability amministrativa e quello di accountability cooperativa. Partendo dal presupposto che la scuola, in quanto bene comune, deve essere funzionale all’esercizio di diritti fondamentali e deve essere tutelata dalla comunità perché se migliora tutti ne trarranno beneficio, Paola Serafin risolve le differenze tra i modelli proposti a vantaggio di un Bilancio sociale che sia uno strumento di dialogo tra le parti, e non di monitoraggio.
Le variabili interdipendenti nei sistemi valutativi delle organizzazioni pubbliche
A Scanno, però, l’analisi sui temi della valutazione è stata plurifocale e non poteva, quindi, mancare una specifica sessione dedicata alla valutazione delle professionalità del mondo della scuola, forse una delle questioni più controverse degli ultimi anni, spesso strumentalmente trasformata in terreno di scontro tra gli attori in gioco. Sergio Auriemma ne ha affrontato gli aspetti legati alla discrezionalità che, nello specifico dei dirigenti scolastici, può essere di natura amministrativa, cioè legata al merito delle scelte adottate ed alla loro opportunità, e quindi insindacabile, oppure di natura tecnica; quest’ultima è relativa alla corretta applicazione di norme e, per questo, sindacabile.
I dirigenti scolastici, quindi, possono essere valutati, nel rispetto della riserva di amministrazione che impedisce al giudice di valutare le questioni di merito. Resta, allora, da verificare la tenuta dell’attuale sistema di valutazione della dirigenza scolastica, e come anche la valutazione della professionalità docente possa trovare un’evoluzione più sistemica e non solo basata sul bonus per la valorizzazione.
Tanti laboratori per confrontarsi approfondendo
Il seminario, inoltre, è stato caratterizzato dall’organizzazione di laboratori specifici sui temi caldi della valutazione, che quotidianamente si sono alternati ai momenti frontali in plenaria, ed hanno consentito di approfondire le questioni in gruppi meno numerosi, facilitando il confronto e la partecipazione attiva di tutti i partecipanti.
Antonia Carlini ha illustrato alcune esemplificazioni di strumenti per rilevare le competenze raggiunte da alunni e studenti, come i compiti di realtà e le rubriche valutative, approfondendo le modalità di valutazione delle competenze. Il nuovo ruolo delle rilevazioni standardizzate nazionali INVALSI è stato approfondito da Maria Teresa Stancarone, entrando nello specifico delle novità rispetto alla tempistica, alla modalità di somministrazione ed all’introduzione della prova di inglese, per evidenziarne la funzione strumentale all’autovalutazione delle scuole.
Nel ripercorrere la matrice pedagogica del valore dell’inclusività nella nostra scuola, Rosa Stornaiuolo ha analizzato gli strumenti e le procedure a vantaggio degli alunni con bisogni educativi speciali, mentre Domenico Ciccone ha illustrato alcune procedure di rilevazione degli apprendimenti formali, non formali ed informali per certificare le competenze raggiunte dagli studenti negli ambienti integrati di formazione.
Poiché la valutazione, però, non può sostituire la didattica, ma deve piuttosto stimolarne gli accomodamenti, Mariella Spinosi si è soffermata sulla cura per gli ambienti di apprendimento, sulla metodologia, sugli elementi caratterizzanti la scena educativa per arrivare a comprenderla, valutarla e stimolarne il miglioramento. Maria Teresa Stancarone, invece, è entrata nel vivo delle novità del d.lgs. 62/17 e dei relativi decreti applicativi in tema di esami di Stato del primo e del secondo ciclo di istruzione.
Una tavola rotonda per continuare il confronto
Il seminario si è chiuso con un’interessante tavola rotonda, durante la quale sono stati rilanciati da Maria Teresa Stancarone al nutrito salotto scannese tutti i temi trattati legati alla nuova valutazione.
E il secondo ciclo?
Sullo specifico delle novità attese per il secondo ciclo di istruzione, per il quale la delega era meno ampia poiché limitata agli esami di Stato, è intervenuto Ettore Acerra, che ha con puntualità approfondito le novità introdotte dal d.lgs. 62/17 anticipando i passaggi attesi per l’entrata in vigore del nuovo esame di maturità nel prossimo anno scolastico. Di particolare rilievo, ad esempio, il decreto con il quale dovranno essere fissati i quadri di riferimento e le griglie per la valutazione delle prove d’esame, che necessitano di una riflessione pedagogico-culturale sul senso della valutazione e della certificazione, questioni fino ad oggi maggiormente approfondite nel primo ciclo di istruzione grazie alle sperimentazioni condotte sulle Indicazioni Nazionali.
Occorre condivisione per una buona valutazione
Occorre, allora, comprendere se i diversi aspetti valutativi in analisi – degli apprendimenti, delle professionalità, delle scuole – restituiscano o meno un disegno di sistema organico. È questo l’aspetto approfondito da Lucrezia Stellacci, che ha sottolineato quanto anche le ricerche internazionali evidenzino che queste valutazioni solo se condotte insieme si traducono in un miglioramento del servizio di istruzione. Purtroppo, però, nelle scuole la percezione di sistema non sempre si avverte, ed anche le recenti novità del d.lgs. 62/17, nello specifico dell’affiancamento della valutazione interna con quella esterna, rischiano di non favorire la condivisione della cultura della valutazione.
Valutare i docenti per valorizzarli
Ma se la valutazione del dirigente scolastico, figura investita di un evidente ruolo strategico per costruire percorsi finalizzati al successo formativo di alunni e studenti, è ormai inserita in una procedura specifica di valutazione, lo stesso non può dirsi per il docente. Sergio Auriemma ha, attraverso un interessante iter storico normativo, illustrato le tappe di un percorso che faticosamente sta cercando una collocazione sistemica, dalla Conferenza Nazionale sulla scuola del 1990 ad oggi. Dall’introduzione dei controlli di gestione nella Pubblica Amministrazione alla valorizzazione del personale docente, ad opera della premialità prevista dalla Legge 107/15, il passo è stato lungo, ma occorre ancora approfondire alcuni aspetti. Su tutti, il profilo professionale del docente e la ricerca di una sintesi possibile tra la libertà di insegnamento e una professionalità tecnica funzionale al miglioramento degli esiti degli alunni.
Quali criticità nella valutazione della dirigenza scolastica?
Se valutare la professionalità non è mai semplice, Paola Serafin ha sottolineato le criticità che, comunque, permangono nel modello adottato per la valutazione dei dirigenti scolastici. Su tutte la mancanza di risorse, sia in termini di esiguità numerica di dirigenti tecnici sia in termini di retribuzione di risultato, poiché dal prossimo anno scolastico la valutazione avrà riflessi economici che, comunque, non ripagheranno della partecipazione ad un processo così complesso. Si ritiene inoltre assolutamente necessaria la visita come modalità di interlocuzione tra il nucleo e il dirigente, oltre ad una revisione delle rubriche in cui non sempre appare esplicitato il rapporto tra la valutazione e gli obiettivi dell’incarico.
La valutazione non è un surrogato della didattica
Il binomio autonomia professionale - valutazione presuppone, però, un investimento importante nella formazione del personale scolastico come strumento funzionale della professionalità. La riflessione sul valore della formazione è stata approfondita da Giancarlo Cerini partendo dai contenuti scelti dai docenti per i percorsi formativi nel primo ciclo di istruzione, che disegnano un profilo attento e interessato ai temi della didattica. Occorre, allora, verificare l’effettiva ricaduta delle scelte adottate per garantire la formazione prevista dalla Legge 107/15, come ad esempio la card, nel realizzare un curriculum professionale alto del docente. In quest’ottica la valutazione, anche quella nuova, per quanto non sia sostitutiva di una buona didattica, può essere uno stimolo per nuovi approfondimenti e arricchimenti professionali.
A questo punto non ci resta che augurarci una buona valutazione, e darci appuntamento a Scanno il prossimo anno… passando per Ischia!