Una sintesi sui lavori del seminario "Riscoprire la leadership per dirigere scuole" a cura di Mariella Spinosi
A Scanno (AQ) per imparare a governare bene i processi in atto
Il dirigente scolastico è oggi nell’occhio del ciclone. Quella del dirigente è forse la professionalità meno compresa. I problemi che deve affrontare non sono quasi mai percepiti nella loro complessità e, a volte, drammaticità. Dirigere una scuola richiede fatica ed impegno, responsabilità alte a cui spesso seguono solo frustrazioni.
A Scanno la casa editrice Tecnodid ha voluto indagare su questo tema portando all’attenzione non solo le novità delle riforme in atto, ma le modalità più efficaci per interpretare e vivere una leadership di scuola che serva veramente agli studenti.
Negli ultimi decenni il profilo del dirigente scolastico si è intrecciato con quelli abbozzati dall’onda manageriale e con quelli costruiti sul calco della dirigenza statale. Tutti riconoscono che la specificità della scuola ha bisogno della forza evocativa di una leadership diversa. Tuttavia il carico dei lavori, le incombenze amministrative, le tante richieste nazionali mettono a rischio le azioni che servono a costruire una vera comunità professionale, relegandole in zone d’ombra.
Nei workshop di Scanno ci siamo cimentati su questo dilemma cercando strategie e modalità per coltivare e valorizzare le risorse della propria comunità educativa, per imparare a prendersi cura delle persone e degli ambienti di apprendimento.
Il seminario di Scanno non finisce qui. La casa editrice Tecnodid continuerà ad occuparsi della riscoperta della leadership di scuola attraverso altre iniziative, e mette subito a disposizione due importanti strumenti:
- il libro “Vela d’altura” di Mario Giacomo Dutto: un volume straordinario per capire i difficili processi in atto, per avere riferimenti aggiornati sull’evoluzione della professionalità del dirigente, soprattutto per comprendere come funziona la scuola in Europa e nel mondo;
- la piattaforma per la preparazione del concorso a dirigente scolastico, che sarà rilanciata nei prossimi giorni completamente aggiornata nei contenuti, integrata con nuovi servizi: indicazioni per superare la prova scritta e possibilità di simulare la prova preselettiva su un ricco repository di item rispondenti alle richieste del regolamento.
Un seminario per capire, confrontarsi e mettersi alla prova
Scanno, come Ischia, è diventato un appuntamento fisso per docenti e dirigenti, dove ci si incontra per parlare di scuola e per affrontare i nuovi e difficili impegni sollecitati dalle riforme in atto.
Ad Ischia si disegnano gli scenari per intuire in anticipo le tendenze e per rispondere con adeguatezza professionale ai problemi cui far fronte dopo la pausa estiva. A Scanno si mettono alla prova pratiche e strategie entrando nel merito dei processi, esercitandosi nei workshop tematici in una logica di confronto dialettico sia con gli esperti sia con i colleghi.
È in questa logica che è stato pensato il seminario: si sono alternati momenti di analisi collegiale sulle questioni della leadership dirigenziale a momenti di riflessione e approfondimento laboratoriale. Il seminario ha offerto, infatti, ai partecipanti otto relazioni e nove workshop.
Guglielmo Rispoli, dirigente didattico ed esperto di politiche educative, introduce i temi del seminario mostrando, come in un caleidoscopio, le diverse sfaccettature della legge 107/2015 e mettendo in evidenza, insieme alle novità, anche i diversi problemi e i tanti disagi che le scuole devono superare. Accompagna poi, seguendo un fil rouge, lo sviluppo delle questioni presentate dai diversi relatori nel corso delle quattro giornate seminariali.
Una sessione tutta dedicata alla grammatica valenziale e alla buona comunicazione
Il Piano di Miglioramento (PdM) rappresenta una delle novità che le scuole stanno affrontando. Esso è stilato all’interno di un format sottoposto al controllo nazionale. La grammatica valenziale è uno strumento utilizzato dal MIUR per rilevare e segnalare le eventuali incongruenze attraverso l’analisi degli obiettivi.
Si è voluto, quindi, cercare di comprendere il “modello valenziale”, che propone una diversa rappresentazione della frase rispetto al modello tradizionale. Tale modello mette al centro il verbo collegandolo con gli elementi strettamente necessari per completarne il significato (argomenti o attanti).
Ma non basta. Governare una scuola significa anche curare la comunicazione istituzionale. Si deve scrivere in maniera efficace, cioè in maniera chiara, semplice e precisa. Ma bisogna essere anche “brevi” (essenziali, sintetici) per farsi leggere. Non è facile. Ci imbattiamo costantemente in circolari, note e avvisi che utilizzano un linguaggio criptico, se non ambiguo. Silvana Loiero, esperta di linguistica, nonché responsabile della rivista “Vita scolastica”, spiega, attraverso inconfondibili esempi e citando esperti del settore (De Mauro, Cassese, Cortellazzo, Carofiglio…), quali errori evitare per farsi capire ed apprezzare nella comunicazione istituzionale, quindi per migliorare, attraverso il linguaggio, l’organizzazione e la gestione delle nostre scuole.
Il nuovo quadro giuridico: come cambia la scuola
Il sistema scolastico sta incontrando molte difficoltà. Lo ha riconosciuto lo stesso Capo dello Stato in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico a Sondrio. È importante però – dice Mattarella – che le difficoltà non si trasformino né in rassegnazione né in un pregiudiziale pessimismo. Sergio Auriemma, viceprocuratore generale della Corte dei Conti, partendo da tale affermazione, evidenzia tutti i passaggi significativi che disegnano il nuovo quadro istituzionale della scuola e della pubblica amministrazione. Quale sarà il futuro assetto costituzionale? Si portano a confronto alcuni articoli della Costituzione vigente con le modifiche proposte: nell’articolo 92 (comma 2) viene inserita la parola “trasparenza”; nell’articolo 116 (comma 3) si definiscono ulteriormente le competenze delle regioni in merito all’istruzione e formazione professionale; nell’art. 117 si ridefiniscono le materie di legislazione esclusiva dello Stato. Si passa poi ad analizzare alcune novità della legge Madia (124/2015), in particolar modo i temi della prevenzione della corruzione, del licenziamento disciplinare, della tutela del dipendente che denuncia una condotta illecita; ma anche il codice degli appalti; il codice della giustizia contabile; i prossimi provvedimenti legislativi previsti della legge 107/2015 (deleghe, che devono essere ancora tutte attuate); il problema del reclutamento, delle reti di scuola. Una particolare attenzione è riservata ai caratteri essenziali del principio di “delega” che, per un dirigente scolastico, rappresenta un importante strumento di governo della scuola.
L’organizzazione e la leadership della scuola
La profonda crisi che la società sta vivendo ha ricadute sulla scuola a volte devastanti. Ci sono emergenze da sfidare e priorità da gestire. Stanno cambiando le modalità di produzione, di trasmissione e di diffusione delle conoscenze. Il ruolo del Dirigente scolastico diventa sempre più delicato e difficile: deve fare i conti con una organizzazione assai complessa, deve saper gestire le sue regole formali, ma soprattutto la molteplicità dei comportamenti di tutti i soggetti che ne fanno parte. Mariella Spinosi, dirigente tecnico, saggista ed esperta in politiche formative, affronta il problema del rapporto tra modelli organizzativi, stile di leadership e modalità di management. Si pone domande sul modello di dirigente atteso e sulle competenze disegnate negli articoli 78 e 93 della legge 107/2015. Una comunità scolastica che funzioni ha bisogno di un dirigente che sappia utilizzare bene tutti i poteri e ne sappia rispondere responsabilmente; di docenti che oltre a bravi insegnanti siano capaci di stare dentro i processi svolgendo anche funzioni diverse; di un personale amministrativo preparato, che sappia condividere le scelte della scuola. Come tenere tutto insieme? Come coinvolgere la comunità professionale e sociale? Come muovere le passioni degli insegnanti, dei collaboratori, delle stesse famiglie? Il dirigente scolastico è chiamato in prima persona a fare scelte. Egli sa che sulle sue scelte verrà poi valutato [comma 93]. Il dirigente scolastico è, soprattutto, consapevole che il suo compito è quello di far funzionare in maniera efficace la scuola con lo scopo preciso di innalzare gli esiti formativi degli studenti. Lo deve fare curando bene gli assetti organizzativi, valorizzando tutti i soggetti coinvolti, creando le condizioni per affinare ed arricchire gli ambienti di apprendimento e le pratiche didattiche.
I seminari di approfondimento sono centrati sul “Piano di miglioramento” (Giancarlo Cerini), sul “Piano triennale dell’offerta formativa” (Maria Teresa Stancarone) e sulle “Figure professionali” (Mariella Spinosi)
Gli esiti formativi e gli ambienti di apprendimento: la valutazione del dirigente
Il comma 93 della legge 107/2015 ben evidenzia le aree di competenza del dirigente scolastico soggette a valutazione. Sono le competenze gestionali ed organizzative, la capacità di valorizzare il personale, il tipo di contributo che riesce a dare al miglioramento dei processi organizzativi e didattici e del successo formativo degli studenti, la capacità di promuovere la partecipazione e la collaborazione delle diverse componenti della comunità scolastica. C’è anche una variabile “esterna” su cui il DS verrà valutato: se (e come) viene apprezzato dalla comunità professionale e sociale. Maria Teresa Stancarone, dirigente scolastico ed esperta di processi organizzativi, espone riflessioni e considerazioni su come costruire una vera leadership per l’apprendimento[1]. Il miglioramento degli esiti formativi degli studenti dipende da molti fattori. Il dirigente non ha un rapporto diretto, ma può sicuramente influire incoraggiando le innovazioni, costruendo relazioni fiduciarie con il personale attraverso una “influenza idealizzata”. Efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale insieme ai traguardi triennali del RAV saranno oggetto di valutazione. Annualmente si prenderà in considerazione il trend di avvicinamento riscontrabile dai dati messi a sistema, cioè il progressivo conseguimento di traguardi intermedi che permettono di avvicinarsi al traguardo finale. La relatrice illustra inoltre chi sono i valutatori (nuclei di valutazione), le competenze richieste, i ruoli e i carichi di lavoro, le procedure, le regole e i tempi.
I seminari di approfondimento sono centrati sulle “Didattiche innovative e collaborative” (Guglielmo Rispoli), sulla “Costruzione degli ambienti di apprendimento” (Roberto Baldascino), sulla “Incidenza dell’azione dirigenziale sugli esiti formativi” (Paola Serafin)
Il Piano nazionale per la formazione
Per valorizzare le risorse umane bisogna curare tutte le professionalità. Oggi con la legge 107/2015 la formazione diventa obbligatoria, permanente e strategica. Ma non basta. Contestualmente è stata istituita una card dei docenti per “consumi” culturali e formativi; è stato predisposto dal MIUR un Piano triennale per la formazione; è previsto un fondo nazionale per la formazione in servizio. Giancarlo Cerini, dirigente tecnico, saggista ed esperto in politiche formative, ricorda inoltre che la formazione del personale entra ora rigorosamente nel PTOF e che il piano nazionale di formazione prevede tre livelli di impegno:
- una formazione personale, libera, che segue interessi culturali "forti", di cui magari dar conto con un sistema di reporting alla scuola cui si appartiene (strumento: card);
- una formazione a livello di scuola (o di rete), a partire dalle esigenze rilevate nei piani di miglioramento o di sviluppo dell’autonomia curricolare ed organizzativa (strumento: il Piano formativo di Istituto);
- una formazione “approfondita”, opzionale, attraverso percorsi più articolati, ricchi, impegnativi (CLIL, digitale, competenze per funzioni intermedie, stage, ecc.), incentivati e riconosciuti, certificati, inseriti nel portfolio... (strumento: il Piano di sviluppo professionale personale).
Il relatore, partendo dal documento nazionale propone modelli e strategie per una “buona formazione” e una check list per una “buona didattica”. Mette tuttavia in evidenza alcuni aspetti non ancora risolti e lasciati all’autonomia delle scuole (numero delle ore, unità formative, standard professionali, certificazione della formazione…) proponendo ipotesi di soluzioni da mettere alla prova nelle Istituzioni scolastiche.
I seminari di approfondimento sono centrati su “Progettare la formazione a scuola e nella rete” (Giancarlo Cerini), su “E-leadership: strumenti e visioni per un dirigente 3.0” (Roberto Baldascino), su “Dalla partecipazione alla decisione” (Antonia Carlini).
Il governo della scuola e i suoi strumenti (collegialità, responsabilità, decisioni…)
Quali sono gli strumenti più efficaci per governare bene una scuola? È questa la domanda posta a Paola Serafin dirigente scolastico e presidente IRSEF-IRFED. La relatrice richiama alcuni modelli di leadership (istruzionale, trasformativa) e le principali competenze manageriali che un dirigente deve possedere per poter incidere sugli esiti degli studenti. Partendo da alcune indagini della fondazione Agnelli, entra nel merito del rapporto tra dirigente scolastico e attività degli Organi collegiali, tra autonomia docente e vincoli della collegialità, tra azione educativa della famiglia e indirizzi dell’attività formativa della scuola. La difficoltà di tali rapporti ha anche alcune ragioni insite nella natura stessa delle Istituzioni scolastiche: organizzazioni complesse, a legami deboli, ove sono presenti logiche reticolari e tecnico-didattiche insieme a ragioni amministrative. Anche se la legge 107/2015 ha rafforzato i poteri del dirigente, restano tuttavia aree importanti con le quali tali poteri devono raccordarsi (Organi collegiali, libertà di insegnamento, diritti dei genitori, autonomia del DSGA…) e strumenti che meglio di altri possono aiutare a condividere scelte e processi (Regolamento d’istituto, Direttiva, Delega di funzioni, Patto educativo di corresponsabilità…). Ci sono quindi strumenti hard e strumenti soft, c’è la comunicazione, c’è l’atto di indirizzo, ma anche la cura dei processi decisionali, e soprattutto ci sono strumenti che vanno nell’ottica della valorizzazione del personale.
La gestione delle risorse umane (formazione, valutazione, incarichi…)
La scuola è una organizzazione. Perché tutto funzioni è necessario che gli elementi che ne fanno parte siano ben coordinati tra di loro, che ci sia coerenza tra tutte le azioni poste in essere; che siano chiari ed esplicitati gli scopi da raggiungere e che si sappia utilizzare in maniera efficace le risorse disponibili. Questi sono i punti di partenza per poter progettare un sistema di gestione. Maria Teresa Stancarone, dirigente scolastico ed esperta di processi organizzativi, partendo da alcuni modelli organizzativi e dagli aspetti che correlano la professionalità (mansioni adeguate, autonomia di processo, procedure non casuali, interrelazioni, competenze valorizzate), punta l’attenzione su alcune variabili significative: il piano nazionale della formazione dei docenti, la valutazione delle professionalità, i diversi presupposti per una gestione efficace delle risorse umane. Un buon dirigente scolastico è colui che sa costruire processi di condivisione anziché avvalersi dei poteri di “imposizione”; è colui che, pur basandosi sulla fondatezza normativa, sa come motivare le persone; è soprattutto colui che sa diffondere la cultura della responsabilità come conseguenza dell’autonomia e come presupposto della valutazione.
La ricerca continua, e la casa editrice Tecnodid sarà sempre accanto a coloro che vogliono impegnarsi ad affinare e ad approfondire le proprie competenze professionali.
Scarica i materiali dell'evento (solo per coloro che hanno partecipato)
[1] La relazione “Linee guida: la valutazione del dirigente scolastico” di lunedì 31 ottobre (ore 9,00-10,15) è stata curata da Maria Teresa Stancarone su materiali messi a disposizione da Paola di Natale (Dirigente tecnico, Napoli), assente per sopraggiunti impegni.