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Documento M.I.M. 28.03.2023, n. 5

Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati 2023.

Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati[1] 2023

(Aggiornamento delle Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati - nota prot.n.7443 del 18.12.2014)

1. INTRODUZIONE

La realtà dell'adozione[2] è, da tempo, ampiamente diffusa nella nostra società e chiaro è il suo valore quale strumento a favore dell'Infanzia e come contribuisca alla crescita culturale e sociale del nostro Paese. Dal 2000 al 2018, i bambini e i ragazzi adottati internazionalmente (AI) sono stati circa 49000, ai quali si aggiungono circa 19000 bambini e ragazzi adottati nazionalmente (AN) nello stesso periodo. Conseguentemente, anche la presenza di alunni e alunne adottati nelle scuole italiane è divenuta un fenomeno quantitativamente rilevante. In molti casi, inoltre, soprattutto per le bambine e i bambini adottati internazionalmente, ma sempre di più anche per i bambini e le bambine adottati nazionalmente, il tema del confronto con il mondo della scuola si pone in maniera urgente perché molti di loro vengono adottati in età scolare o comunque prossima ai 6 anni.

Occorre considerare che alla condizione adottiva non corrisponde un'uniformità di situazioni, e quindi di bisogni, e che i bambini possono essere portatori di condizioni molto differenti che, se poste lungo un continuum, possono andare da un estremo di alta problematicità ad un altro di pieno e positivo adattamento. Non è raro, infatti, incontrare bambini e ragazzi che presentano benessere psicologico e performance scolastiche nella media, se non addirittura superiori. È, pertanto, molto importante non avere pregiudizi e non dare per scontata la presenza di problematicità.

Ciò detto, è innegabile che all'essere stati adottati siano connessi alcuni fattori di rischio e di vulnerabilità che devono essere conosciuti e considerati, affinché sia possibile strutturare una metodologia di accoglienza scolastica in grado di garantire il benessere di questi alunni e queste alunne sin dalle prime fasi di ingresso in classe, nella convinzione che un buon avvio sia la migliore premessa per una positiva esperienza scolastica negli anni a venire. In questo senso è necessario che la scuola sia preparata all'accoglienza dei bambini e delle bambine che vengono adottati in Italia e all'estero e costruisca strumenti utili, non solo per quanto riguarda l'aspetto organizzativo, ma anche didattico e relazionale, a beneficio dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie. Naturalmente prassi e strumenti adeguati dovranno essere garantiti anche nelle fasi successive all'inserimento, con particolare attenzione ai passaggi da un grado di scuola all'altro.

Il presente documento è stato elaborato nel 2014, ed oggi aggiornato, con l'obiettivo di fornire conoscenze e linee di indirizzo teorico-metodologico che aiutino a far sì che la scuola possa garantire ai bambini e ai ragazzi e alle loro famiglie ulteriori strumenti nel loro percorso di crescita.

 

1.1. Le caratteristiche dell'adozione

Per comprendere il fenomeno è opportuno partire dai dati[3] dell'adozione internazionale. Dal 2012 al 2021 sono stati adottati in Italia 17610 bambini e bambine. Nel tempo sono progressivamente andate aumentando le età dei bambini e delle bambine adottati internazionalmente. Tra il 2019 e il 2020, all'ingresso in Italia, l'età media dei bambini adottati è di 6,6 anni nel 2019 e 6,8 anni nel 2020. Nel 2020 aumenta anche l'incidenza dei bambini con oltre i 10 anni (sono il 16% contro i 14,2% del 2019) e il numero dei bambini tra i 5 e i 9 anni (sono il 55,8% mentre erano il 52,5% l'anno precedente). Appare subito evidente che l'età media d'ingresso è particolarmente critica rispetto al sistema di istruzione italiano che, quasi quotidianamente, nelle diverse scuole deve far fronte alle richieste di iscrizione e inserimento di bambini e ragazzi con bisogni specifici.

A questi dati si aggiungono quelli dell'adozione nazionale che parimenti registrano una crescita di collocamenti in famiglia di bambini più grandi, talvolta nati e vissuti per un periodo all'estero e spesso con bisogni speciali.

 

1.2. Il vissuto comune

Come già affermato, pur nell'estrema varietà di situazioni, vi sono alcune esperienze sfavorevoli che tutti i bambini adottati, sia nazionalmente che internazionalmente, hanno sperimentato prima dell'adozione. Tutti hanno, infatti, vissuto la dolorosa realtà della separazione dai genitori di nascita e, a volte, anche dai fratelli e, oltre questi difficili eventi, molti di loro hanno sperimentato condizioni di solitudine, lunghi periodi di istituzionalizzazione, esperienze di maltrattamento fisico e/o psicologico. Alcuni bambini vengono adottati dopo affidi o precedenti esperienze di adozione non riuscite.

I bambini giunti per adozione internazionale, inoltre, vivono un'ulteriore complessità poiché hanno dovuto confrontarsi con numerosi cambiamenti (linguistici, climatici, alimentari, ecc.) e sono stati inseriti in contesti per loro completamente nuovi e sconosciuti. Si tratta di un cambiamento esistenziale drastico che viene affrontato, molto spesso, lasciandosi alle spalle pezzi di storia difficili di cui si sa poco (le informazioni sulla loro salute e vita pregressa sono frequentemente esigue e frammentate). Infine, le differenze culturali e somatiche che caratterizzano coloro che provengono da altri Paesi contribuiscono a rendere ancora più complesso e delicato il loro percorso di integrazione nel nuovo contesto di vita.

Tali complessità, per altro, sono sempre più proprie anche dei bambini e delle bambine adottati nazionalmente. Infatti, possono venire adottati nazionalmente bambini nati all'estero e in Italia in seguito alla migrazione dei loro genitori di origine, o in quanto provenienti loro stessi da contesti migratori[4] (non accompagnati) o perché adottati internazionalmente e poi soggetti di successivo abbandono.

In tali casi, l'inserimento nei vari contesti sociali può venire ostacolato da messaggi quotidiani che bambine e bambini subiscono, fenomeno definito con il concetto di "micro-aggressione". Esso consiste in messaggi, intenzionali, esplicitamente denigratori, (micro-attacchi), oppure in comunicazioni (micro-insulti) frutto di maleducazioni, o in stereotipi (micro-invalidazioni) che negano o tendono ad annullare i pensieri, i sentimenti e le esperienze delle persone a cui sono dirette. Tali modalità comunicative trasmettono, a quanti le subiscono, un effetto negativo invalidante, mentre in coloro che, consapevolmente e/o inconsapevolmente, agiscono tale comunicazione lascia, apparentemente, un senso di potere e di prevaricazione sull'altro[5].

 

1.3. Le aree critiche

Nello specifico, si evidenzia, in un numero significativo di bambini che sono stati adottati, la presenza di aree critiche che devono essere attentamente considerate. Di seguito si propone un'elencazione delle maggiori peculiarità che possono presentarsi, ricordando nuovamente che esse non sono sempre presenti né, tanto meno, lo sono in egual misura in tutti i soggetti.

 

1.3.1. Difficoltà di apprendimento

Vari sono gli studi che si sono occupati della presenza, tra i bambini che sono stati adottati, di una percentuale di Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) superiore a quella mediamente presente tra i coetanei non adottati[6]. È da sottolineare che, tuttavia, pur in assenza di disturbo specifico dell'apprendimento, a causa di una pluralità di situazioni di criticità, quali i danni da esposizione prenatale a droghe o alcol, l'istituzionalizzazione precoce, l'assunzione di psicofarmaci durante la permanenza in istituto, l'incuria e la deprivazione subite, l'abuso, il vissuto traumatico dell'abbandono, molti bambini che sono stati adottati possono presentare problematiche nella sfera psico-emotiva e cognitiva tali da interferire sensibilmente con le capacità di apprendimento (in particolare con le capacità che ci si aspetterebbe in base all'età anagrafica). Tali difficoltà possono manifestarsi con deficit nella concentrazione, nell'attenzione, nella memorizzazione, nella produzione verbale e scritta, in alcune funzioni logiche.

 

1.3.2. Difficoltà psico-emotive

Le esperienze sfavorevoli nel periodo precedente l'adozione possono, quindi, determinare in vari casi conseguenze negative relativamente alla capacità di controllare ed esprimere le proprie emozioni. La difficoltà nel tollerare le frustrazioni, i comportamenti aggressivi, il mancato rispetto delle regole, le provocazioni, l'incontenibile bisogno di attenzione, sono solo alcune delle manifestazioni evidenti di un disagio interiore che può pervadere molti bambini. La mancanza di figure di riferimento stabili e capaci di offrire adeguate relazioni di attaccamento può causare un senso d'insicurezza rispetto al proprio valore e di vulnerabilità nel rapporto con gli altri, portando il bambino a costruire una rappresentazione di sé come soggetto indesiderabile, nonché dell'ambiente come ostile e pericoloso. Il bisogno di sentirsi amati, di percepire la considerazione degli altri, il timore di essere rifiutati e nuovamente abbandonati, la rabbia e il dolore per quanto subito, sono i vissuti che albergano nell'animo di molti bambini rendendo loro difficile gestire con equilibrio e competenza le relazioni con adulti e coetanei. Questi bambini hanno bisogno solitamente di tempi medio-lunghi per acquisire modalità di relazione adeguate, imparando a riconoscere ed esprimere correttamente le proprie emozioni ma anche a riconoscere quelle degli altri. Si tratta di un percorso impegnativo che deve essere tenuto nella giusta considerazione, soprattutto per quei bambini che sono adottati in età scolare ed iniziano il loro percorso scolastico quasi in concomitanza con l'inserimento nella nuova famiglia.

 

1.3.3. Scolarizzazione nei Paesi d'origine per le bambine e i bambini nati all'estero

I bambini adottati internazionalmente, ma come già detto anche quelli adottati nazionalmente se nati all'estero, possono provenire da Paesi prevalentemente rurali, con strutture sociali fragili, dove il tasso di analfabetismo e/o di abbandono scolastico precoce è rilevante. I bambini che provengono da tali situazioni potrebbero aver ricevuto un'esigua scolarizzazione, non averla ricevuta affatto, o averla ricevuta con modalità piuttosto differenti da quelle attualmente adottate in Italia. Va inoltre considerato che in molti dei Paesi di provenienza dei bambini (ad esempio in Brasile, Bulgaria, Etiopia, Federazione Russa, Lituania, Polonia, Ucraina, Ungheria) il percorso scolastico, differentemente da quello italiano, inizia a sette anni[7], a volte con un ciclo di scuola primaria quadriennale. Il fatto che in così tanti Paesi di origine la scuola inizi a sette anni è un dato di particolare importanza, considerato che nel nostro Paese ciò avviene a sei anni, talvolta anche a cinque. Per queste bambine e bambini, quindi, quella dei sei anni è sovente ancora l'età della scuola dell'infanzia. A ciò si aggiunge il fatto che in alcuni Paesi i bambini affetti da ritardi psico-fisici, possono essere stati dirottati in percorsi di "istruzione speciale".

 

1.3.4. Bambini segnalati con bisogni speciali o particolari[8]

Negli ultimi anni sono andate significativamente aumentando, sia nazionalmente che internazionalmente, le cosiddette "adozioni di bambini con bisogni speciali" (special needs adoption). Con questa definizione, in senso ampio, ci si riferisce alle adozioni:

- di due o più minori;

- di bambini di sette o più anni di età;

- di bambini con significative problematiche di salute o di disabilità;

- di bambini reduci da esperienze particolarmente difficili e/o traumatiche.

Queste ultime due tipologie assumono particolare rilevanza in relazione all'inserimento e alla frequenza scolastica[9]. Infatti, come si potrà ben comprendere, questi bambini possono più facilmente presentare specifiche problematiche sul piano degli apprendimenti e dell'adattamento al contesto scolastico. Va inoltre segnalato che, per quel che riguarda le adozioni internazionali, il dato globale, anche per la sola salute, è sottostimato. Spesso nelle cartelle cliniche appaiono i sintomi piuttosto che le diagnosi e i diversi Paesi hanno standard valutativi differenti. Infine, in alcuni casi, i dossier medici sono carenti o insufficienti e alcune situazioni possono essere verificate o accertate solo dopo l'arrivo in Italia.

 

1.3.5. Età presunta per le bambine e i bambini nati all'estero

In diversi Paesi di provenienza i bambini non vengono iscritti all'anagrafe al momento della nascita, nonostante tale atto rappresenti un diritto sancito dall'art. 7 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989. Di conseguenza, può capitare che a molti bambini nati all'estero che saranno poi adottati venga attribuita una data di nascita e, quindi un'età, presunte, ai soli fini della registrazione anagrafica e solo al momento dell'ingresso in istituto o quando viene formalizzato l'abbinamento con la famiglia adottiva. Non è raro rilevare ex-post discrepanze di oltre un anno fra l'età reale dei bambini e quella loro attribuita, anche perché i bambini possono essere, nel periodo immediatamente precedente l'adozione, in uno stato di denutrizione e di ritardo psico-motorio tali da rendere difficile l'individuazione dell'età reale.

 

1.3.6. Preadolescenza e adolescenza

Un numero significativo di bambini e ragazzi viene adottato nazionalmente e internazionalmente dopo i 10 anni, in un'età complessa di per sé in cui la strutturazione dei legami affettivi e famigliari si scontra con la naturale necessità di crescita e di indipendenza. Per i ragazzi adottati internazionalmente tutto questo implica un vissuto più lungo e più complesso e richiede, pertanto, ulteriori forme di flessibilità nelle fasi di inserimento e di accompagnamento scolastico. Anche per coloro che sono stati adottati nell'infanzia, inoltre, il sopraggiungere della preadolescenza e dell'adolescenza può comportare l'insorgere di significative problematiche connesse alla definizione della propria identità, ai cambiamenti del corpo, alle relazioni con i coetanei e, più in generale, con il contesto sociale, che possono interferire con le capacità di apprendimento.

 

1.3.7. Italiano come L2 per le bambine e i bambini nati all'estero

L'esperienza indica come, generalmente, i bambini adottati internazionalmente apprendano velocemente il vocabolario di base dell'italiano e le espressioni quotidiane utilizzate nelle conversazioni comuni (le cosiddette "basic interpersonal communicative skills"). Il linguaggio più astratto, necessario per l'apprendimento scolastico avanzato (le cosiddette "cognitive/academic linguistic abilities", costituite da conoscenze grammaticali e sintattiche complesse e da un vocabolario ampio), viene invece appreso molto più lentamente. Secondo l'esperienza e gli studi in materia[10], i bambini adottati internazionalmente spesso presentano difficoltà non tanto nell'imparare a "leggere", quanto nel comprendere il testo letto o nell'esporre i contenuti appresi, mentre più avanti negli studi possono incontrare serie difficoltà nel comprendere e usare i linguaggi specifici delle discipline e nell'intendere concetti sempre più astratti. Va anche ricordato che le strutture linguistiche dei Paesi di provenienza sono spesso molto diverse, presentando fonemi inesistenti nella lingua italiana e viceversa. In molti casi il riconoscimento e la produzione di suoni nuovi, non precedentemente appresi, possono essere estremamente difficili, rendendo imprecisa l'esecuzione dei dettati e/o l'esposizione. Queste difficoltà nell'uso del linguaggio possono intersecarsi con le eventuali difficoltà di apprendimento già precedentemente evidenziate[11]. Inoltre, la modalità di apprendimento della lingua non è "additiva" (la nuova lingua si aggiunge alla precedente), come nel caso di chi ha vissuti migratori, bensì "sottrattiva" (la nuova lingua sostituisce la precedente), e implica pertanto maggiori difficoltà che in alcuni momenti possono portare a sentirsi "privi di vocaboli per esprimersi", provocando rabbia ed una gamma di emozioni negative che possono diventare di disturbo all'apprendimento scolastico.

 

1.3.8. Identità etnica

Un altro aspetto rilevante che caratterizza la condizione di molti bambini che sono stati adottati, sia in Italia sia all'estero, è quello di essere nati da persone di diversa etnia e, in molti casi, di avere tratti somatici tipici e riconoscibili. Per questi bambini si pone il compito di integrare l'originaria appartenenza etnico-culturale con quella della famiglia adottiva e del nuovo contesto di vita. Si tratta di un compito impegnativo che può assorbire molte energie cognitive ed emotive. Il bambino che è stato adottato è, dal momento dell'adozione, cittadino italiano a tutti gli effetti e totale legittimazione gli è dovuta dall'ambiente che lo accoglie, senza, per altro, imporgli alcuna rimozione delle sue radici e della sua storia. Nel nostro Paese tuttavia, ancora oggi, spesso scatta automatico il criterio di considerare straniero chi è somaticamente differente: la scuola è quindi chiamata a svolgere un ruolo importante nel far crescere la consapevolezza che ci sono molti italiani con caratteristiche somatiche tipiche di altre aree geografiche. In questo senso, la presenza in classe di alunni e alunne adottati è un valore aggiunto nel processo di inclusione e di accettazione delle diversità. Come già richiamato, è di cruciale importanza lavorare su eventuali micro e macro aggressioni inerenti all'identità etnica di bambini e ragazzi[12].

È necessario evitare l'errore di equiparare l'alunno che è stato adottato all'alunno straniero con vissuto di migrazione. In realtà il bambino che è stato adottato, anche se proveniente da un altro Paese, non è un bambino proveniente da un contesto migratorio. È bensì un bambino che - pur differenziandosi nei tratti somatici dalla sua nuova famiglia - ha genitori italiani e vive in un ambiente culturale italiano. A differenza dei minori provenienti da contesti migratori con la famiglia, che mantengono un rapporto vitale con la cultura e la lingua d'origine, i bambini adottati perdono velocemente la prima lingua e possono manifestare un'accentuata ambivalenza verso la cultura di provenienza, con alternanza di momenti di nostalgia/orgoglio a momenti di rimozione/rifiuto.

 

2. LE BUONE PRASSI

2.1 AMBITO AMMINISTRATIVO-BUROCRATICO

In questa Sezione sarà affrontato il tema dell'accoglienza nelle scuole delle bambine e dei bambini che sono stati adottati nazionalmente e internazionalmente, riferendosi in particolare all'insieme di quegli adempimenti e provvedimenti con cui si formalizza il rapporto dell'alunno e della sua famiglia con l'istituzione scolastica.

 

2.1.1 L'iscrizione

L'iscrizione costituisce per tutte le famiglie un importante momento per compiere una scelta consapevole e pienamente rispondente alle esigenze formative dei figli. Come riportato nell'introduzione, nel caso delle adozioni nazionali e internazionali le criticità e specificità possono essere plurime e richiedere soluzioni mirate per quanto riguarda le modalità e i tempi d'iscrizione, oltre che i tempi di inserimento, e la scelta delle classi in cui inserire gli alunni e le alunne[13].

 

2.1.1.1. Iscrizione ai servizi educativi e alla scuola dell'infanzia

Con il decreto legislativo 65/2017 è stato istituito il Sistema integrato di educazione e di istruzione per bambini dalla nascita ai sei anni. Nel decreto si precisa che "il Sistema integrato garantisce a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali."

Poiché il Ministero dell'istruzione e del merito ha solo compiti di promozione, diffusione e qualificazione del sistema integrato, l'iscrizione ai servizi educativi per bambine e bambini fino a tre anni di età (nidi, micronidi, sezioni primavera, servizi integrativi) va richiesta all'Ente locale o al gestore del singolo servizio, se privato.

L'iscrizione alle scuole dell'infanzia - statali o paritarie - va effettuata direttamente all'istituzione scolastica prescelta, seguendo le indicazioni che annualmente emana il Ministero dell'istruzione e del merito.

 

2.1.1.2. Iscrizione alle prime classi

Dall'anno scolastico 2013/2014, per le scuole statali le procedure da seguire per l'iscrizione alle prime classi, fatta eccezione la scuola dell'infanzia, avviene esclusivamente online. Le famiglie dovranno registrarsi al portale www.iscrizioni.istruzione.it, quindi compilare e inoltrare la domanda di iscrizione alla scuola prescelta. La medesima modalità potrà essere utilizzata anche per le istituzioni scolastiche paritarie che abbiano aderito alla procedura informatizzata.

La famiglia che adotta internazionalmente, tuttavia, può trovarsi ad iscrivere il bambino o il ragazzo e in una fase in cui l'iter burocratico che porta alla formalizzazione dell'adozione non è ancora completato. La famiglia, pertanto, potrebbe non essere subito in possesso del codice fiscale del figlio o di tutta la documentazione definitiva. La presentazione della domanda di iscrizione online è comunque consentita anche in mancanza del suddetto codice fiscale[14]. Una funzione di sistema, infatti, permette la creazione di un "codice provvisorio", che, appena possibile, l'istituzione scolastica cui è diretta l'iscrizione dovrà sostituire sul portale SIDI con il codice fiscale definitivo, avvalendosi dei documenti presentati dalla famiglia in grado di certificare l'adozione avvenuta all'estero (Commissione Adozioni Internazionali - CAI, Tribunale per i Minorenni).

In ogni caso, poiché non può essere possibile prevedere il momento di arrivo dei bambini nei nuclei familiari adottivi, è comunque consentito alle famiglie - sia nei casi di adozione nazionale che internazionale - di iscrivere ed inserire i figli a scuola in qualsiasi momento dell'anno, anche dopo la chiusura delle procedure online, presentando la domanda di iscrizione direttamente alla scuola prescelta.

Parimenti, la famiglia che adotta nazionalmente può dover affrontare lunghe fasi intermedie in cui i bambini e le bambine sono in affidamento "provvisorio" (affido o adozione a rischio giuridico)[15] o in affidamento preadottivo. Talvolta tale passaggio viene anche preceduto o sostituito da una fase denominata dalla dicitura: "collocamento provvisorio". In tali passaggi, la modalità di iscrizione online del minorenne che ancora mantiene i dati anagrafici originari, ma risulta allo stesso tempo presso il domicilio degli adottanti, pone un reale rischio di tracciabilità del minorenne stesso e della famiglia cui è stato assegnato[16]. Non è un caso che, per evidenti motivi di riservatezza, il Tribunale per i Minorenni talvolta vieti espressamente di diffondere i dati del bambino. Per tale motivazione, anche per gli alunni/studenti in fase di collocamento provvisorio, l'iscrizione è effettuata dalla famiglia affidataria direttamente presso l'istituzione scolastica prescelta.

Già nelle FAQ sull'iscrizione online 2014, d'altra parte, veniva specificato che anche in tali contesti "stante la particolare situazione, al fine di garantire protezione e riservatezza ai minori, l'iscrizione viene effettuata dalla famiglia affidataria recandosi direttamente presso l'istituzione scolastica prescelta", quindi senza dover obbligatoriamente usare la piattaforma delle iscrizioni online.

Per gli alunni in collocamento provvisorio è opportuno creare un codice fiscale provvisorio[17] per garantire la necessaria riservatezza sui dati anagrafici di origine.

 

2.1.1.3. Tempi d'inserimento

I bambini e i ragazzi arrivati per adozione nazionale e internazionale, qualsiasi sia la loro età, hanno bisogno di essere accolti nel nuovo sistema scolastico con modalità rispondenti alle loro specifiche e personali esigenze legate alla comprensione del nuovo contesto familiare che si va formando e alla conoscenza dell'ambiente sociale che li sta accogliendo. Anche al fine di facilitare e supportare la costruzione dei legami affettivi con le nuove figure genitoriali, sarà possibile procrastinare l'inizio del percorso scolastico di alcuni mesi (informazioni a riguardo sono fornite nell'Allegato 1).

Alla luce di tale necessità, le tempistiche effettive di inserimento vengono, dunque, decise dal Dirigente scolastico, sentito il Team dei docenti, in accordo con la famiglia e con i servizi pubblici e/o privati che sostengono ed accompagnano la stessa nel percorso adottivo. Particolare attenzione va prestata ai casi riguardanti i bambini adottati, sia nazionalmente che internazionalmente, aventi tra i cinque e i sei anni di età e che presentano particolari fattori di vulnerabilità. Per tali bambini, e solo in casi circostanziati da documentazione che ne attesti la necessità, è prevista la possibilità di deroga dall'iscrizione alla prima classe della primaria al compimento dei sei anni e la possibilità di rimanere un anno in più nella scuola dell'Infanzia (vedi anche nota 547 del 21/2/2014[18]). Tale possibilità, se necessaria, è prevista sia nei casi di adozione internazionale che nei casi di adozione nazionale stante la grande pluralità di evenienze in cui si può realizzare l'adozione nazionale (per esempio quando riguarda bambini nati all'estero e solo recentemente arrivati in Italia per migrazione o precedente adozione o quando riguarda bambini provenienti da contesti di particolare incuria). A tale proposito, ove necessario, sarebbe bene che, oltre alla valutazione di specifici fattori di rischio relativi alla storia pre-adottiva, venisse effettuata, a cura dei professionisti che accompagnano la famiglia nella fase di primo ingresso, una valutazione dell'effettivo livello di competenze neuropsicologiche e funzionali raggiunto. Il principio è quello di considerare necessario conoscere le effettive risorse e le difficoltà del soggetto per fare una scelta ponderata relativamente alla classe più adeguata in cui inserirlo o inserirla.

 

2.1.1.4. Scelta della classe di ingresso

La fase del primo ingresso a scuola e la scelta della classe d'inserimento sono ritenute cruciali per tutti gli alunni adottati. Dunque, come evidenziato anche in altri contesti[19], per quel che riguarda i bambini e le bambine adottati internazionalmente che arrivano in Italia in età scolare, la scelta della classe d'inserimento dovrà tener conto delle informazioni raccolte nella fase di dialogo Scuola-Famiglia, di cui si rimanda alla sezione successiva, nonché delle relazioni dei servizi pubblici e/o privati che accompagnano la fase post-adottiva. Il Dirigente deciderà la classe d'inserimento in accordo con la famiglia, recependo, se presenti, i pareri dei professionisti che seguono la famiglia stessa, considerando anche la possibilità, in casi particolari (ad es. carente scolarizzazione pregressa, lingua d'origine molto diversa dall'italiano) di procedere ad un inserimento in una classe inferiore di un anno a quella corrispondente all'età anagrafica, anche se presunta. Tale eventualità potrebbe risultare necessaria anche per specifici casi di bambini e bambine adottati nazionalmente (quando, ad esempio, si tratta di bambine e bambini arrivati non accompagnati per migrazione in Italia, per adozione internazionale fallita o in altre situazioni peculiari).

 

2.1.2 La documentazione

2.1.2.1. Iscrizione

Successivamente alla presentazione della domanda di iscrizione, sia online sia in corso d'anno, la segreteria scolastica richiede alla famiglia copia dei documenti previsti dalla normativa. Tuttavia, sia nel caso delle adozioni nazionali che internazionali, possono intervenire criticità legate alla mancanza di definizione nell'immediato della documentazione in possesso delle famiglie che adottano all'estero, oppure alla riservatezza delle informazioni relative ai bambini adottati all'interno del territorio nazionale e in affido preadottivo. Le scuole sono tenute ad accettare la documentazione in possesso della famiglia (rilasciata dai Paesi di provenienza, dalla Commissione delle Adozioni Internazionali, dal Tribunale per i Minorenni) anche quando la medesima è in corso di definizione[20]. Per quel che riguarda gli alunni nati all'estero e adottati internazionalmente o nazionalmente, la scuola usualmente richiede la documentazione accertante gli studi compiuti nel Paese di origine (pagelle, attestati, dichiarazioni, ecc.); in mancanza di tutto questo, richiede ai genitori le informazioni in loro possesso. Per quel che riguarda le adozioni nazionali, una buona prassi è quella già praticata in Piemonte a seguito della nota prot. n. 4403 del 15-05-2011 dell'Ufficio Scolastico Regionale. Le scuole si limitano a prendere visione della documentazione, rilasciata dal Tribunale per i Minorenni nel caso di affido a fini adottivi (talvolta denominato "collocamento provvisorio"), senza trattenerla nel fascicolo personale degli alunni. Analoga procedura va messa in atto per tutti gli altri documenti necessari per l'iscrizione o per il trasferimento ad altra scuola (ad es. nulla-osta)[21].

Il Dirigente Scolastico inserisce dunque nel fascicolo degli alunni una dichiarazione in cui attesta di aver preso visione della documentazione necessaria per l'iscrizione. Le segreterie, quindi, attivano modalità per cui i nomi dei bambini e delle bambine vengano trascritti nei registri di classe direttamente con i cognomi degli adottanti, facendo attenzione che non compaia il cognome di origine in alcun contesto.

 

2.1.2.2. Certificazioni scolastiche

Quando si tratta di bambini e bambine a rischio giuridico di adozione o in fase di affido preadottivo (talvolta denominato "collocamento provvisorio"), deve essere consegnata una scheda di valutazione in cui gli alunni possiedono il cognome degli adottanti[22]. Il Dirigente provvede quindi a sottoscrivere una dichiarazione in cui dà atto che l'identità degli alunni - cui è stato rilasciato il documento di valutazione - corrisponde a quella effettiva[23]. A tutela della riservatezza di ogni alunno e alunna occorre evitare l'esposizione nei luoghi pubblici (comprese le classi) di liste di nomi e cognomi.

 

2.1.2.3. Documenti sanitari

La scuola è tenuta ad accertare se sono state praticate agli alunni le vaccinazioni obbligatorie, richiedendo la presentazione della relativa certificazione. Se gli alunni ne sono privi, la famiglia può rivolgersi ai servizi sanitari perché definiscano la situazione vaccinale ed eseguano gli opportuni interventi sanitari, se necessari. È importante che la scuola faciliti questo passaggio decisivo in termini di diritto alla salute. In ogni caso, la mancanza di vaccinazioni non può precludere per l'istruzione obbligatoria l'ingresso a scuola, né la regolare frequenza. Diverso è il caso della frequenza dei servizi educativi e della scuola dell'infanzia, dal momento che la mancata regolarizzazione della situazione vaccinale dei minori comporta la decadenza dall'iscrizione[24].

Particolare attenzione va posta nel caso degli alunni e delle alunne in affidamento o collocamento a rischio giuridico nel caso in cui abbiano certificazioni ai sensi delle Leggi 170/2010 e 104/1992. In tali casi la documentazione sanitaria può riportare nome e cognome d'origine. Il Dirigente acquisirà la documentazione e procederà a stabilire modalità atte a proteggere la privacy degli alunni come già descritto nelle parti precedenti[25].

 

2.2 AMBITO COMUNICATIVO RELAZIONALE

2.2.1 Prima accoglienza

I momenti dell'accoglienza e del primo ingresso sono fondamentali per il benessere scolastico di ogni bambino e bambina ed in particolare di quelli adottati, sia nazionalmente che internazionalmente. La "buona accoglienza" può svolgere un'azione preventiva rispetto all'eventuale disagio nelle tappe successive del percorso scolastico. È per questi motivi che assume grande importanza la relazione della scuola con le famiglie degli alunni, famiglie in questo caso portatrici di "storie differenti" ed in grado di dare voce alle "storie differenti" dei propri figli. L'accoglienza, l'integrazione e il successo formativo del bambino che è stato adottato a scuola possono essere garantiti solo attraverso un processo di collaborazione tra famiglia, istituzione scolastica, Servizi Territoriali, Enti Autorizzati e gli altri soggetti coinvolti tra cui bisogna annoverare anche le Associazioni Familiari cui sovente le famiglie fanno riferimento, (Allegato 1 contiene approfondimenti in merito). Al fine di agevolare tale lavoro di rete, è auspicabile che ogni Istituzione scolastica individui un insegnante referente sul tema opportunamente formato (Allegato 4 contiene approfondimenti in merito alla formazione utile). Al primo contatto con la scuola, prima di iscrivere il figlio o la figlia, i genitori potranno ricevere informazioni riguardanti l'organizzazione scolastica, il PTOF - Piano triennale dell'offerta formativa - adottato nella scuola, i tempi di inserimento tramite un colloquio con il docente referente e/o il Dirigente. L'insegnante referente potrà essere d'ausilio anche in fasi successive come di seguito descritto.

 

2.2.2. L'insegnante referente

L'insegnante referente, formato sulle tematiche adottive[26], nella fase di prima accoglienza precedente l'iscrizione porta a conoscenza della famiglia adottiva che contatta la scuola:

- i progetti inseriti nel PTOF;

- le eventuali esperienze e conoscenze pregresse nel campo dell'adozione;

- le risorse e gli strumenti disponibili volti a facilitare l'inserimento dei bambini e dei ragazzi che sono stati adottati.

Il docente referente (o il Dirigente scolastico) raccoglie inoltre le informazioni utili ai fini del buon inserimento dei bambini e dei ragazzi, avvalendosi anche di strumenti quali quelli suggeriti nell'Allegato 2[27]. In ogni caso si ritiene possano essere importanti le seguenti informazioni da trattare come dati sensibili:

- Nome e cognome dei bambini e ragazzi (si raccomanda la massima attenzione per i casi di adozione nazionale e per quei casi di adozione internazionale che presuppongano periodi di affido preadottivo).

- Tipo di adozione (nazionale o internazionale).

- Provenienza ed età di inizio della scolarizzazione nel paese di origine (nei casi di bambini e bambine nati all'estero).

- Precedente scolarizzazione dei bambini (o assenza di scolarizzazione) ed eventuale documentazione pregressa (se presente).

- Eventuale valutazione degli operatori dei servizi e/o degli Enti Autorizzati sulla situazione emotiva e affettiva del bambino.

Oltre ai suddetti dati, sarebbe auspicabile che gli operatori scolastici dessero rilevanza anche alle seguenti specificità:

- Esperienza dei genitori rispetto all'inserimento in famiglia.

- Durata del periodo di ambientamento del bambino nella nuova famiglia prima dell'entrata a scuola, con particolare attenzione al tempo trascorso dall'arrivo in Italia per i bambini e le bambine nati all'estero.

- Potenziale situazione di età presunta. Questi bambini, spesso con un'età dichiarata di uno o più anni diversa da quella reale, possono presentare, dopo un primo periodo di inserimento scolastico e sulla base delle capacità manifestate, il bisogno di passare ad una classe inferiore o successiva. La scuola deve pertanto prevedere la possibilità di consentire il passaggio a classi diverse attraverso specifici percorsi di flessibilità.

Nella fase successiva al primo inserimento è possibile prevedere, anche avvalendosi di strumenti quali quelli suggeriti nell'Allegato 3 (ideato per la Scuola Primaria) cui è dovuto il trattamento riservato ai dati sensibili, un secondo incontro specifico scuola-famiglia.

Gli incontri successivi possono naturalmente anche - ma non solo - essere utili al fine di stabilire la necessità o meno di elaborare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) utile a questo ad agevolare il primo inserimento. La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e la conseguente Circolare applicativa n. 8 del 6 marzo 2013 ben descrivono la complessa realtà delle nostre classi evidenziando che "ogni alunno con continuità o per determinati periodi, può evidenziare bisogni educativi speciali: o per motivi fisici, biologici o fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta." Nel caso degli alunni adottati, bisogna prevedere dunque, laddove si mostri necessario, la possibile elaborazione del PDP in ogni momento dell'anno, fermo restando che, se tra l'arrivo a scuola dell'alunno e la chiusura dell'anno scolastico non vi è il sufficiente tempo utile per l'osservazione e la stesura del documento, la scuola dovrà comunque prevedere delle misure didattiche di accompagnamento da formalizzare nel PDP nell'anno scolastico successivo. Al riguardo appare utile rammentare che l'eventuale elaborazione di un PDP ha lo scopo di attivare percorsi personalizzati che tengano conto della speciale attenzione richiesta mettendo in campo tutte le strategie educative e didattiche ritenute opportune nella fase di accoglienza e/o di transizione tra gradi di scuola.

In tali fasi, il docente referente offre alla famiglia:

- informazioni sul sostegno psicopedagogico (per le scuole dotate di apposito sportello);

- disponibilità a collaborare con altre risorse e servizi del territorio, se necessario. Collabora inoltre con gli insegnanti di riferimento degli alunni nelle fasi di accoglienza per:

- renderli partecipi delle specificità ed eventuali criticità;

- monitorare il percorso educativo/didattico in accordo con la famiglia e i docenti di riferimento;

- partecipare, se richiesto, agli incontri di rete con altri servizi, sempre previo accordo della famiglia e dei docenti di riferimento.

 

2.2.3. Adozioni internazionali: Il passaggio dalla Lingua 1 alla Lingua 2[28]

Si è già detto che i bambini e i ragazzi adottati apprendono in tempi molto brevi la nuova lingua familiare. Questo dato potrebbe indurre a ritenere che essi non incontreranno a scuola significative difficoltà di ordine linguistico. In realtà, tuttavia, quella che essi apprendono in tempi molto brevi è la lingua della quotidianità e non quella dell'apprendimento scolastico, carica di polisemie, sfuma- ture, nessi, inferenze e riferimenti culturali. Il rafforzamento della padronanza linguistica è pertanto fondamentale e va portato avanti non solo all'inizio, ma anche nelle fasi più avanzate del percorso scolastico, che richiedono competenze linguistiche sempre più raffinate.

Nel caso di bambini inseriti negli ultimi anni della primaria o in classi successive, l'esperienza maturata in questo campo indica quale fattore facilitante l'affiancamento all'alunno adottato, soprattutto se neo arrivato, di un compagno tutor e, se possibile, di un facilitatore linguistico. Questi potrebbe essere un insegnante di italiano, anche di altra sezione, che diventi figura referente di un impianto didattico ed educativo più ampio. Tale insegnante dovrebbe possedere un'esperienza e/o una formazione pregressa dell'insegnamento dell'Italiano come Lingua 2 (soprattutto nella delicata fase dell'"interlingua") e curare in primis, nella fase d'accoglienza, l'alfabetizzazione comunicativa e, successivamente, l'approccio alla lingua specifica dello studio. Per gli alunni che frequentano la scuola secondaria di primo grado è possibile, se necessario, sostituire, anche temporaneamente, le due ore settimanali di insegnamento della seconda lingua straniera con il potenziamento dell'italiano o della lingua di scolarizzazione[29]. In tal caso, laddove la necessità di tale sostituzione si sia prolungata nel tempo e non sia possibile procedere alla valutazione degli apprendimenti riferiti alla seconda lingua straniera, lo svolgimento dell'esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione non comprenderà la prova scritta relativa alla seconda lingua straniera, senza inficiare la validità del titolo di studio conseguito.

La necessità di un supporto linguistico, soprattutto nel caso di alunni adottati in età scolare, può, in alcuni casi, dover essere riconosciuta anche nel proseguimento del percorso scolastico, in particolare nei primi due anni di scuola secondaria di secondo grado, con l'attivazione - se necessario - delle stesse attività di potenziamento linguistico (comprensione del testo, esposizione orale e scritta) solitamente programmate per gli alunni italiani con difficoltà linguistiche.

Nelle Regioni e nelle Province bilingue a statuto speciale (Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Bolzano) i bambini e i ragazzi adottati internazionalmente e giunti in Italia in età scolare - come anche quelli adottati nazionalmente e provenienti da precedente internazionale o semplicemente nati all'estero - debbono confrontarsi anche con lo studio di altre lingue (es. francese, tedesco, ladino, sloveno).

Attraverso un'azione sinergica tra scuola e famiglia, e avvalendosi altresì dell'apporto professionale degli operatori dei Servizi Territoriali e degli Enti Autorizzati, in tali situazioni è auspicabile che venga predisposto un percorso didattico personalizzato per stabilire i carichi di lavoro sostenibili a scuola e a casa nonché le modalità di verifica per quel che concerne le altre lingue di scolarizzazione.

 

2.4. CONTINUITÀ

2.4.1. Continuità nel percorso scolastico

Anche nelle scuole in cui sono prestate le dovute attenzioni nei confronti degli alunni che sono stati adottati, può accadere che - superata la prima fase di accoglienza e di inserimento - la loro peculiare condizione sia considerata superata e non si presti pertanto più attenzione alle specificità di questi alunni. Occorre ricordare a tal proposito che l'essere stati adottati rappresenta una condizione esistenziale e che in alcuni momenti del percorso scolastico e della crescita possono emergere problematicità e insicurezze che vanno comprese anche alla luce - sebbene non solo - dell'adozione. Infatti, se il passaggio dei gradi di scuola, con le discontinuità che ciò comporta (cambiamenti delle figure di riferimento, dei compagni, degli stili educativi e delle prestazioni richieste) può essere temporaneamente destabilizzante per molti studenti, ciò può, alcune volte, valere ancor di più per questi alunni, a causa di una possibile fragilità connessa ad una particolare reattività ai cambiamenti, autostima precaria, difficoltà di pensarsi capaci, timore di non essere accettati da compagni e insegnanti. Non per tutti e tutte è così e va posta particolare attenzione nel non categorizzare gli alunni; tuttavia, è importante tener conto delle vulnerabilità di alcune specifiche situazioni. Citiamo ad esempio i bambini e ragazzi che hanno subito più cambiamenti di contesto territoriale e di cura (comunità, affidi, precedenti tentativi di adozione).

Col procedere del percorso di studi, inoltre, le richieste scolastiche si fanno sempre più complesse, richiedendo una buona organizzazione dello studio e una continua integrazione di saperi molteplici e complessi. Si tratta di una modalità di apprendimento che spesso si scontra con difficoltà abbastanza comuni per molti studenti con vissuti complessi[30], quali la necessità di tempi più lunghi per consolidare la comprensione e la memorizzazione dei contenuti scolastici, nonché la fatica a mantenersi costanti su un'attività di studio o ad impegnarsi. A ciò possono aggiungersi le difficoltà connesse a un'incompleta padronanza delle abilità linguistiche necessarie per l'apprendimento superiore (linguaggio astratto, sintassi complessa, lessico specialistico), retaggio della sostituzione della lingua italiana alla prima lingua materna. Anche i vissuti emotivi che caratterizzano la preadolescenza e l'adolescenza, fasi della vita in cui si va definendo l'identità, possono manifestarsi in alcuni ragazzi che sono stati adottati come un processo ancora più complesso, poiché nel loro caso pensare l'identità implica tentare una complessa ricucitura tra quanto si è vissuto nel passato e quanto si vive nel presente. È un processo che può durare a lungo ed essere accompagnato da periodi di estrema turbolenza esistenziale, in cui lo spazio mentale per gli apprendimenti può essere ridotto, quando non completamente invaso dall'urgenza di altri pensieri. Quanto detto può essere particolarmente vero per chi viene adottato in preadolescenza.

È quindi auspicabile l'attivazione di buone prassi che facilitino il progredire del percorso scolastico di questi ragazzi, quali:

- un accurato scambio di informazioni (concordato con la famiglia) fra docenti dei diversi gradi di scuola e la possibilità che i ragazzi possano, se necessario, familiarizzare con il nuovo ambiente tramite visite alla scuola e incontri con gli insegnanti prima dell'inizio dell'effettiva frequenza;

- una particolare cura dei rapporti scuola-famiglia, mediante la predisposizione di incontri iniziali e in itinere per favorire la comunicazione e monitorare i progressi nella maturazione personale e negli apprendimenti;

- l'individuazione di un insegnante all'interno del consiglio di classe che possa rappresentare un riferimento privilegiato per il ragazzo e per la sua famiglia[31];

- l'attivazione tempestiva di interventi ad hoc (potenziamento linguistico, acquisizione del metodo di studio, percorsi individualizzati consentiti dalla normativa), quando si ravvisino difficoltà nell'apprendimento all'inizio di un nuovo ciclo scolastico;

- una particolare attenzione al clima relazionale di classe, attraverso attività che sensibilizzino gli studenti all'accoglienza, alla valorizzazione delle diversità e all'inclusione.

Attenzione va inoltre dedicata al percorso di orientamento[32] che prelude alla scelta della scuola secondaria di secondo grado. Il successo scolastico dei ragazzi che sono stati adottati varia da caso a caso, ma può accadere che quanto insito nella loro storia adottiva possa rendere difficoltoso il raggiungimento di obiettivi di apprendimento a cui, peraltro, genitori e ragazzi aspirerebbero. Se l'orientamento scolastico è uno dei compiti fondamentali della scuola secondaria di primo grado, ciò vale maggiormente per gli alunni con storie differenti e piene di criticità (tra cui alcuni ragazzi adottati) per i quali va curato con particolare attenzione attraverso un iter che, snodandosi per l'intero triennio, aiuti a comprendere quale percorso scolastico consentirà a ciascuno di sfruttare le proprie doti e potenzialità. L'inserimento in un percorso scolastico rispondente alle proprie capacità e attitudini porta tutti gli adolescenti a una corretta riflessione su di sé e a un rafforzamento della sicurezza personale. Aspettative troppo elevate possono generare ansia e senso di inadeguatezza, che rischiano di esprimersi nell'isolamento e nella chiusura rispetto al gruppo classe e agli insegnanti, o in una spirale di atteggiamenti provocatori e trasgressivi. Aspettative troppo basse, d'altra parte, possono confermare i ragazzi in una percezione di sé svalutata. L'esperienza insegna che troppo spesso scelte scolastiche non ben ponderate finiscono per minare l'autostima ed esasperare le crisi adolescenziali.

 

2.4.2. Continuità con le risorse del territorio

La multidimensionalità della condizione adottiva richiede che l'inserimento scolastico degli studenti che sono stati adottati sia adeguatamente accompagnato e sostenuto attraverso un lavoro coordinato tra scuola, famiglia, Servizi socio-sanitari, Associazioni Familiari e altri soggetti che si occupano di adozione sul territorio. Una rete di coordinamento tra i diversi soggetti potrà garantire, in un'ottica di collaborazione, il confronto sulle problematiche che potrebbero eventualmente presentarsi, sia al momento dell'accoglienza a scuola che successivamente, nonché mettere a disposizione competenze e professionalità diversificate, al fine di sostenere il benessere scolastico degli studenti tramite un approccio multidisciplinare. A livello delle singole scuole risulta in particolare opportuno che il personale scolastico abbia chiari i diversi ruoli dei soggetti coinvolti e ne possegga contatti e riferimenti utili. In ambito locale e regionale si auspica che la stipula di protocolli d'intesa tra i diversi soggetti territoriali (Ambito Territoriale, Aziende Sanitarie Locali, Enti Locali, Enti Autorizzati, Associazioni Familiari), prassi già consolidata negli ultimi anni, riceva un'ulteriore accelerazione che consenta la costituzione di una rete capillare di accordi diffusi su tutto il territorio nazionale.

 

3. RUOLI

3.1 Il MIM:

Attiva uno spazio all'interno del proprio sito Internet con lo scopo di raccogliere e diffondere quanto è utile alla formazione continua del personale scolastico sull'adozione: contributi scientifici, didattici e metodologici, schede di approfondimento, documentazione su buone pratiche esportabili.

 

3.2 LA CAI:[33]

Di concerto con il Ministero dell'istruzione e del merito attiva percorsi per diffondere negli istituti scolastici le "Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio delle alunne e degli alunni che sono stati adottati" provvedendo anche alla loro traduzione nelle lingue dei principali Paesi di origine degli alunni e degli studenti arrivati per adozione internazionale; propone corsi di formazione per dirigenti e docenti, attività informative per la comunità educante e per la collettività da proporre con regolarità nel tempo, coinvolgendo occasionalmente anche i Tribunali per i Minorenni e i Servizi socioassistenziali; provvede alla realizzazione di guide/opuscoli sul tema dell'adozione ad uso delle scuole italiane.

 

3.3. Gli UU.SS.RR.:

Il ruolo di indirizzo e di coordinamento proprio degli UU.SS.RR assegna loro la responsabilità della messa a sistema delle azioni attivate dalle scuole, allo scopo di uniformare comportamenti e procedure a livello nazionale. Pertanto, sarebbe opportuno che ciascun USR:

- individui al suo interno un referente per l'adozione[34] anche tra quelli già presenti per le aree dell'inclusione, dell'inter-cultura e degli alunni fuori della famiglia di origine;

- predisponga protocolli per formalizzare procedure e comportamenti da assumere (modalità di accoglienza, assegnazione alla classe, adattamento dei contenuti didattici, individuazione dei BES, predisposizione piani personalizzati...);

- stipuli accordi con il Sistema Sanitario Regionale, Enti locali, Servizi del territorio, Associazioni Familiari;

- costituisca gruppi di coordinamento dei referenti di istituto;

- promuova attività di monitoraggio e di formazione degli insegnanti referenti.

 

3.4. I Dirigenti Scolastici:

Il Dirigente[35], quale garante delle opportunità formative offerte dalla scuola e della realizzazione del diritto allo studio di ciascuno, promuove e sostiene azioni finalizzate a favorire il pieno inserimento nel contesto educativo e scolastico dell'alunno che è stato adottato. A tal fine:

- si avvale della collaborazione di un insegnante referente per l'adozione con compiti di informazione, consulenza e coordinamento;

- assicura che nel Piano Triennale dell'Offerta Formativa della scuola siano indicate le modalità di accoglienza e le attenzioni specifiche per gli alunni che sono stati adottati;

- propone al Collegio Docenti la classe di inserimento dei neo-arrivati, sentiti i genitori e il referente, e presa visione della documentazione fornita dalla famiglia e dai servizi pubblici e/o privati che la accompagnano;

- acquisisce le delibere dei consigli di interclasse e dei team di classe della scuola dell'infanzia e della scuola primaria, nel caso in cui risulti opportuno - data la documentazione acquisita - prevedere la permanenza dell'alunno nella scuola dell'infanzia oltre i 6 anni[36];

- assicura percorsi didattici personalizzati finalizzati al raggiungimento di una adeguata competenza linguistica per consentire l'uso della lingua italiana nello studio delle varie discipline;

- promuove e valorizza i progetti finalizzati al benessere scolastico e all'inclusione;

- attiva il monitoraggio delle azioni messe in atto per favorire la diffusione di buone pratiche;

- assicura il raccordo tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso post-adottivo (scuola, famiglia, servizi pubblici e/o privati del territorio);

- promuove attività di formazione e aggiornamento, anche in rete, con particolare attenzione alla formazione riguardante gli insegnanti nel loro primo anno di insegnamento[37].

 

3.5. L'insegnante referente:

La funzione del referente d'istituto, opportunamente formato, si esplica principalmente nel supporto dei colleghi che hanno alunni che sono stati adottati nelle loro classi, nella sensibilizzazione del Collegio dei docenti sulle tematiche dell'adozione, nell'accoglienza dei genitori. Nello specifico, svolge le seguenti funzioni:

- informa gli insegnanti (compresi i docenti a tempo determinato) della eventuale presenza di alunni che sono stati adottati nelle classi, garantendo la necessaria riservatezza relativamente ai dati sensibili;

- accoglie i genitori, raccoglie da loro le informazioni essenziali all'inserimento (anche grazie agli Allegati 2 e 3) e alla scelta della classe e li informa sulle azioni che la scuola può mettere in atto;

- collabora a monitorare l'inserimento e il percorso formativo dell'alunno;

- collabora a curare il passaggio di informazioni tra i diversi gradi di scuola;

- nei casi più complessi, collabora a mantenere attivi i contatti con gli operatori che seguono il bambino o il ragazzo nel periodo post-adozione;

- mette a disposizione degli insegnanti la normativa esistente e materiali di approfondimento;

- promuove e pubblicizza iniziative di formazione da inserire nel Piano annuale per la formazione dell'istituzione scolastica;

- supporta i docenti nella realizzazione di eventuali percorsi didattici personalizzati;

- attiva momenti di riflessione e progettazione su modalità di accoglienza, approccio alla storia personale, su come parlare di adozione in classe e come affrontare le situazioni di difficoltà.

 

3.6. I docenti:

In presenza di alunni che sono stati adottati in classe, i docenti coinvolgono tutte le componenti scolastiche a vario titolo chiamate nel processo di inclusione al fine di attivare prassi mirate a valorizzarne le specificità, a sostenerne l'inclusione e a favorirne il benessere scolastico, tenendo sempre a riferimento la necessaria riservatezza. Nello specifico, quindi:

- partecipano a momenti di formazione mirata sulle tematiche adottive;

- propongono attività per sensibilizzare le classi all'accoglienza e alla valorizzazione di ogni individualità;

- mantengono in classe un atteggiamento equilibrato, evitando sia di sovraesporre gli studenti che sono stati adottati sia di dimenticarne le specificità;

- nell'ambito della libertà d'insegnamento attribuita alla funzione docente e della conseguente libertà di scelta dei libri di testo e dei contenuti didattici, pongono particolare attenzione ai modelli di famiglia in essi presentati e alla storia personale del bambino;

- creano occasioni per parlare delle diverse tipologie di famiglia esistenti nella società odierna, proponendo un concetto di famiglia fondato sui legami affettivi e relazionali;

- nel trattare tematiche "sensibili" (quali la costruzione dei concetti temporali, la storia personale, l'albero genealogico, ecc.) informano preventivamente i genitori e adattano i contenuti alle specificità degli alunni presenti in classe;

- se necessario, predispongono percorsi didattici personalizzati calibrati sulle esigenze di apprendimento dei singoli;

- tengono contatti costanti con le famiglie ed eventualmente con i servizi pubblici e/o privati che accompagnano il percorso post-adottivo.

 

3.7. Le famiglie:

Collaborano con la scuola al fine di favorire il benessere e il successo scolastico dei propri figli.

Pertanto:

-forniscono alla scuola tutte le informazioni necessarie a una conoscenza del bambino o del ragazzo al fine di garantirne un positivo inserimento scolastico;

-nel caso di alunni già scolarizzati, raccolgono e comunicano, ove possibile, tutte le informazioni disponibili sul percorso scolastico pregresso;

-sollecitano la motivazione e l'impegno nello studio del figlio con giusta misura, nel rispetto quindi dei suoi tempi e delle sue possibilità di apprendimento;

-mantengono contatti costanti con i docenti, rendendosi disponibili a momenti di confronto sui risultati raggiunti in itinere dall'alunno.

 

Allegato 1 -Suggerimenti per un buon inserimento in classe

La scelta di un tempo adeguato per l'inserimento scolastico e? fondamentale per ogni bambino che sia stato adottato. Per chi arriva per adozione internazionale lo è, a volte, ancora di più poiché sovente coincidono l'arrivo nel nuovo paese, l'entrata in famiglia e l'ingresso a scuola.

Si tratta dunque di un tempo necessario per permettere di recuperare e costruire la sicurezza necessaria ad affrontare in maniera serena le richieste prestazionali che i percorsi di apprendimento richiedono[38]; tale periodo varia in funzione dell'età del bambino e della sua storia pregressa. Un alunno adottato che si e? trovato in un tempo molto breve privato dei riferimenti spaziali e comunicativi cui era abituato necessita, da parte di chi lo accoglie a scuola, cautela e rispetto dei tempi dell'adattamento personale alla nuova situazione. Le prime fasi dell'accoglienza devono dunque sovente basarsi sull'appianare le difficolta? che possono comparire in relazione alla necessita? dei bambini di esprimere i propri bisogni primari personali.

È fondamentale, da parte dell'insegnante, la cura dell'aspetto affettivo-emotivo per arginare stati d'ansia e d'insicurezza che possono comparire proprio in tale fase, mediante l'instaurazione di un rapporto cooperativo che configuri l'insegnante stesso come adulto di riferimento all'interno del nuovo ambiente. Pertanto, nella scelta della classe e della sezione si suggerisce di prediligere, nel limite del possibile, un team di insegnanti stabili che possano garantire una continuità di relazione interpersonale e un clima rassicurante[39].

Per alcuni bambini nella fascia dei 3-10 anni di età, e? talvolta osservabile una cosiddetta "fase del silenzio": un periodo in cui l'alunno osserva, valuta, cerca di comprendere l'ambiente. Questa fase può durare anche un tempo considerevole e va profondamente rispettata non confondendola precipitosamente con incapacità cognitive o non volontà di applicazione o di collaborazione, soprattutto quando la condotta e? alterata da momenti di eventuale agitazione e di oppositività.

Gli alunni adottati possono mettere in atto strategie difensive come l'evasione, la seduzione e la ribellione: la prima modalità riguarda l'alunno insicuro e timido, che tende a sfuggire a qualunque tipo di relazione comunicativa e affettiva; la seconda e? quella del seduttore che cerca di compiacere gli adulti cercando di adeguarsi alle loro aspettative; la terza modalità e? la ribellione nei confronti dell'autorità che diventa una sfida permanente contro tutto e tutti. Migliore e? la costruzione di un clima accogliente, più attendibili e prevedibili le rassicurazioni degli adulti, più facilmente si attiveranno negli alunni strategie di resilienza[40]. L'invito agli insegnanti e? dunque, specialmente nelle prime fasi, di costruire opportunità volte all'alfabetizzazione emotiva nella comunicazione per attivare solo dopo l'approccio alla lingua specifica dello studio. Pur tenendo in considerazione l'età degli alunni e il grado di istruzione frequentato, il metodo didattico, in queste prime fasi, può giovarsi di un approccio iconico (intelligenza visiva) ed orale (intelligenza uditiva) per incentivare e mediare le caratteristiche affettive d'ingresso all'apprendimento. Nella costruzione dei messaggi di apprendimento, soprattutto per i bambini della scuola primaria, si può fare ricorso alla grafica, per fornire presentazioni accattivanti, o a filmati e animazioni, per fini dimostrativi o argomentativi. Tutto ciò viene rafforzato sempre da un approccio didattico che valorizza un'affettività direttamente collegata al successo che si consegue nell'apprendere, affettività che stimola e rende più efficace la memorizzazione delle informazioni da parte del cervello[41]. Dunque possiamo dire che i suoni, le illustrazioni e le animazioni e il contesto emotivo in cui vengono veicolate aiutano ad imparare.

Come sempre, l'ascolto attivo di ogni bambino e bambina della classe è strumento fondamentale dei processi affettivi di apprendimento[42].

Per tutti i bambini, ma soprattutto per quelli di 3-10 anni, il primo momento di adattamento all'ambiente scolastico deve essere mediato in modo concreto. Si suggerisce di curare bene l'esperienza di contatto con gli spazi della scuola; soprattutto per alunni della scuola dell'infanzia e della primaria occorre porgere attenzione negli spostamenti tra gli spazi classe-corridoi, classe- mensa, classe-palestra. Queste situazioni possono attivare negli alunni adottati memorie senso- percettive riferibili alla storia pregressa all'adozione. Pertanto nelle prime settimane e? bene essere fisicamente vicini all'alunno e cercare di mantenere ritualità rassicurative (stesso posto in classe, in fila, possibilmente vicino all'insegnante[43]). È poi importante assegnare azioni cooperative perché il coinvolgimento al fare aiuta l'alunno a mantenere l'attenzione su un compito che di fatto lo gratifica, lo contiene maggiormente e lo rende parte del gruppo. Strutture definite e il più possibile definitive di orario scolastico, impiego del tempo attraverso rituali (preferibilmente posti a sedere in classe sempre uguali nei primi tempi), possono aiutare a stabilire abitudini, grazie ad un sistema di etichettatura dei luoghi e presenze che migliorano il grado di rassicurazione. Viceversa, un quotidiano frammentato (cambi frequenti di aule) o imprevedibile (frequenti sostituzioni degli insegnanti ad esempio) possono riattivare frammentarietà già esperite ed alterare significativamente la condotta nell'alunno.

Una buona accoglienza e un buon andamento scolastico del bambino che è stato adottato concorrono a definire il successo dell'incontro adottivo e la sua evoluzione futura. L'adozione di un bambino, quindi, non interessa solo la sua famiglia, ma coinvolge necessariamente gli insegnanti e i genitori in un confronto costante.

 

Tempi e modalità d'inserimento delle alunne e degli alunni neo-arrivati

Le indicazioni e i suggerimenti che seguono riguardano soprattutto alunni e alunne che sono stati adottati internazionalmente e che si trovano a dover affrontare l'ingresso scolastico a ridosso dell'arrivo in Italia. Possono talvolta anche essere usate con beneficio con bambine e bambini che sono stati adottati nazionalmente e sta a Dirigenti e Insegnanti valutare la possibilità di avvalersene.

 

Scuola dell'infanzia

È auspicabile inserire nel gruppo classe un alunno che sia stato adottato internazionalmente non prima di dodici settimane dal suo arrivo in Italia. L'inizio della frequenza richiede altrettanta attenzione ai tempi. È necessario evidenziare che i bambini con vissuti di istituzionalizzazione possono percepire lo spazio scuola come una situazione "familiare": tuttavia, anche se il bambino può sembrare a proprio agio, non appare opportuno accelerare le fasi di inserimento, ma e? consigliabile, in ogni caso, riservare il tempo necessario al consolidamento dei rapporti affettivi in ambito familiare. Pertanto, anche attraverso il confronto di rete (scuola, famiglia, enti, servizi) occorre definire un progetto che sia rispettoso dei tempi di adattamento dei bambini; ad esempio, per le prime otto settimane sarebbe auspicabile aumentare con progressività (compatibilmente con i permessi lavorativi della famiglia) la frequenza scolastica:

- Nelle prime quattro settimane attivare una frequentazione di circa due ore, possibilmente in momenti di gioco e in piccolo gruppo e ponendo attenzione affinché ci sia continuità con gli stessi spazi e riti. Nella pratica si e? visto che e? facilitante attivare le prime frequentazioni non a ridosso dell'avvio del tempo scuola e con preferenza nella mattinata. Può essere facilitante prevedere la prima frequentazione con l'accoglienza durante una merenda a cui può seguire il gioco. Per bambini di questa età e? consigliabile l'esplorazione degli spazi scuola con gradualità, soprattutto nel passaggio dentro-fuori.

- Nelle successive quattro settimane si può cominciare ad alternare la frequentazione: un giorno due ore al mattino e un giorno due ore al pomeriggio. Il tempo mensa può essere introdotto in modo alterno anch'esso. Il tempo pieno con fase riposo, se il minore e? nel gruppo dei piccoli, può essere cosi? introdotto a partire dalla dodicesima settimana di frequentazione.

 

Scuola Primaria

È auspicabile inserire nel gruppo classe un alunno che sia stato adottato non prima di dodici settimane dal suo arrivo in Italia. Nella prima accoglienza in classe di tale alunno, specialmente se arrivato in corso d'anno, al fine di creare rapporti di collaborazione da parte dei compagni, si consiglia di:

- realizzare una visita collettiva nella scuola per conoscerla con la presenza del neo-alunno, dei genitori, della insegnante prevalente e di un compagno/a;

- presentare all'alunno la sua futura classe, le principali figure professionali (il collaboratore scolastico, gli insegnanti delle classi vicine, ecc.);

- preparare nella classe un cartellone/libretto di BENVENUTO con saluti (anche nella sua lingua di origine, se adottato internazionalmente). Predisporre un cartellone di classe dove incollare con lui la sua foto, precedentemente fornita dai genitori adottivi, facendo in modo che tale attività coinvolga tutta la classe, per non sottolineare le differenze;

- durante la visita attirare l'attenzione dell'alunno sui locali più significativi della scuola attaccando cartelli in italiano e cartelli simbolo (ad esempio, per il bagno, per la palestra, per le aule speciali ecc.).

 

Tutti gli alunni che sono stati adottati (sia internazionalmente che nazionalmente) al primo ingresso, in particolare se arrivati in corso d'anno, dovrebbero avere la possibilità di poter usufruire - solo per un limitato periodo iniziale - di un orario flessibile, secondo un percorso specifico di avvicinamento, sia alla classe che alle attività (es. frequenza nelle ore in cui ci sono laboratori/lezioni di musica/attività espressive e grafiche, di motoria, laboratori interculturali ecc. ...), in modo da favorire l'inserimento, valutando l'incremento di frequenza caso per caso; cosi? come sembra possa essere favorente prevedere, rispetto alla classe di inserimento, la possibilità per l'alunno di partecipare ad attività includenti e di alfabetizzazione esperienziale in classi inferiori.

Soprattutto dopo qualche mese dall'inserimento in classe, alcuni alunni potrebbero manifestare stati di sofferenza emotiva, che hanno necessita? di essere accolti. Potrebbero risultare utili, se applicabili, le seguenti misure:

- una riduzione dell'orario di frequenza (per permettere la frequentazione di altre esperienze di cura - logopedia, psicomotricità ecc. ... che se esperite dopo la frequenza dell'intero orario scolastico potrebbero non portare ai risultati attesi);

- didattica a classi aperte;

- didattica in compresenza;

- l'utilizzo dei modelli di apprendimento cooperativo e di tutoring.

 

Questo non significa che allo studente non vadano rivolte proposte di attività o studio, ma che siano adeguate in termini di quantità e qualità, per lo meno nella fase iniziale, al fine di:

- promuovere condizioni di sviluppo resiliente;

- promuovere la relazione all'interno della classe di appartenenza;

- favorire lo scambio ed il confronto delle esperienze anche in ambito extrascolastico;

- sostenere e gratificare l'alunno al momento del raggiungimento dei successi scolastici;

- permettere all'alunno di dedicarsi con serenità a tutte le altre richieste relative al processo di integrazione anche famigliare e che sicuramente assorbono tanta della sua energia.

 

Le misure sopra elencate, attuate nella fase di accoglienza in classe/a scuola, e? auspicabile che, laddove risulti necessario, siano formalizzate dal team docente all'interno di un Piano Didattico Personalizzato, che risponda agli effettivi bisogni specifici dell'alunno.

 

Scuola Secondaria

È auspicabile inserire nel gruppo classe un alunno adottato non prima di quattro/sei settimane dal suo arrivo in Italia. Sono da evidenziare alcune possibili criticità. Gli anni passati prima dell'adozione e i ricordi legati alla vita precedente fanno si? che questi alunni possano dover confrontarsi con l'alterità[44] ancor più di quanto non debbano fare gli alunni che sono stati adottati in età inferiore. Inoltre, ragazzi di questa fascia di età vogliono generalmente essere come gli altri, mimetizzarsi con loro, alla ricerca di quell'identità di gruppo condivisa che permette il passaggio e l'evoluzione verso il riconoscimento del se? personale. Pertanto e? indispensabile che i docenti posseggano le opportune informazioni sulla storia pregressa all'adozione, al fine di disporre di notizie relative alle abitudini ed eventuali relazioni passate. Questa conoscenza e? un processo dinamico e continuativo, che richiede confronti assidui con la famiglia adottiva. Inizialmente quindi, proprio per agevolare la conoscenza, i momenti di permanenza in aula possono, dover essere più finalizzati ad agevolare la socializzazione e la partecipazione degli alunni alla vita di classe, da alternare, se possibile, con momenti di lavoro individuale o in piccoli gruppi dedicati all'alfabetizzazione e all'apprendimento del nuovo codice linguistico senza tuttavia trascurare del tutto la riflessione metalinguistica.

A tal riguardo l'alunno potrebbe essere inserito provvisoriamente nella classe di competenza per età, o nella classe inferiore rispetto a quella che gli spetterebbe in base all'età anagrafica, in attesa di raccogliere gli elementi utili a valutare:

- le sue capacità relazionali,

- la sua velocita? di apprendimento della lingua italiana,

- le competenze specifiche e disciplinari.

L'esperienza indica come, generalmente, solo dopo sei/otto settimane dall'inserimento, i docenti siano in grado di raccogliere le informazioni necessarie per l'assegnazione dell'alunno alla classe definitiva. Nel caso della presenza nella scuola di più sezioni di una stessa classe, e? auspicabile che la scelta ricada su quella meno numerosa. È auspicabile anche che la programmazione didattica della classe definitiva di accoglienza dell'alunno/dell'alunna venga rivisitata, nelle prime settimane, per favorire un inserimento adeguato, privilegiando momenti di maggiore aggregazione fra alunni attraverso i quali veicolare i concetti di accettazione e rispetto della diversità e quelli, eventualmente con modalità di gruppo e di laboratorio, della musica, dell'arte, e della tecnica.

Nella prima fase di frequentazione a scuola, i docenti potranno avere bisogno di impegnarsi nell'individuare la migliore e più idonea modalità di approccio con l'alunno, prima ancora di verificarne le competenze e gli apprendimenti pregressi, elementi da cui non si può certamente prescindere ai fini di una opportuna programmazione didattica da esprimere, solo se necessario, in un PDP aderente agli effettivi bisogni dell'alunno[45].

 

Temi sensibili

Alcuni degli argomenti e delle attività che si svolgono usualmente a scuola richiedono di essere affrontati con particolare cautela e sensibilità quando si hanno in classe alunni e alunne con una storia di adozione (nazionale o internazionale). Quelle che seguono sono alcune indicazioni di massima, da adattare alle realtà delle classi.

 

L'approccio alla storia personale

Accogliere un bambino adottato significa fondamentalmente accogliere la sua storia: dare spazio per narrarla, acquisire strumenti per ascoltarla, trovare e costruire dispositivi idonei a darle voce e significato. È quindi molto importante, nei diversi gradi di scuola, non sottovalutare tutti quei momenti che hanno a che fare direttamente con un pensiero storico su di sè (progetti sulla nascita, sulla storia personale e famigliare, sulla raccolta dei dati che permettono una storicizzazione). Spesso, tuttavia, le proposte didattiche veicolate dai libri di testo non considerano le tante diversità presenti nelle classi, proponendo attività pensate solo per gli alunni che sono cresciuti con la famiglia biologica. I progetti in questione vanno pertanto adattati per far sì che tutti se ne possano avvalere, mentre sono da evitare proposte che portino a una differenziazione degli alunni (per la classe uno strumento e per gli alunni che sono stati adottati un altro). Prima di attivare questi progetti è opportuno parlarne con la famiglia. Ogni bambino può essere portatore di storie o esigenze diverse, solo l'ascolto dei bambini, delle bambine e delle loro famiglie può chiarire come meglio comportarsi e quale può essere il momento migliore per proporre queste attività, ben sapendo che possono mancare ai bambini dati sulla propria storia pregressa, motivazioni per la scelta di un nome, fotografie di un passato che può anche essere doloroso.

 

Famiglie di oggi

Quando a scuola si parla di famiglia si tende a riferirsi ad una coppia con uno o più figli biologici, anche se la realtà attuale è mutata e nelle classi sono presenti molti alunni e alunne che vivono in famiglie con storie differenti. L'integrazione e il benessere di tutti questi alunni saranno facilitati se la scuola saprà promuovere un'educazione ai rapporti familiari fondata sulla dimensione affettiva e progettuale, creando occasioni per parlare in classe della famiglia di oggi e della sua funzione, intesa come capacità di saper vicendevolmente assolvere ai bisogni fondamentali delle persone (fisiologici, di sicurezza, di appartenenza e di amore, di stima e di autorealizzazione).

 

Progetti di intercultura

Un'educazione alla valorizzazione delle differenze culturali e alla pluralità di appartenenze che connota ciascuno è fondamentale per ogni alunno e certamente lo è per gli alunni che sono stati adottati. Va tuttavia ricordato che, quando si affronta in classe questo tema, bisogna fare attenzione a non innescare, proprio negli alunni con una storia di adozione, percezioni di estraneità riportando la loro appartenenza, se adottati internazionalmente o nati all'estero, ad una cultura che forse non gli appartiene realmente, o che non gli appartiene come ci si aspetterebbe. Chi ha storie di lunga istituzionalizzazione ha un'esperienza del proprio Paese di origine molto particolare, come anche chi è stato adottato in giovanissima età può non avere ricordi coscienti di dove è nato e vissuto solo pochi mesi. Certamente bisogna non assimilare le necessità degli alunni adottati internazionalmente a quelle degli alunni con vissuti migratori. È dunque opportuno, in progetti interculturali attuati in classe, non porre l'alunno/l'alunna al centro dell'attenzione con domande dirette, ma piuttosto creare condizioni facilitanti affinché egli/ella si senta libero/a di esporsi in prima persona se e quando lo desidera. Bisogna tener presente che chi è stato adottato ed è nato all'estero può avere un'accentuata ambivalenza nei confronti del Paese d'origine e della propria storia preadottiva, con alternanza di fasi di identificazione e di rifiuto che vanno rispettate.

Per le stesse ragioni è necessario procedere con cautela nel proporre interventi riferiti al Paese d'origine dell'alunno adottato consultando, soprattutto nella primaria, preventivamente i genitori e chiedendo eventualmente la loro collaborazione. I bambini e le bambine con una storia di adozione e con origini etniche diverse da quelle dei genitori, infatti, sono inseriti non solo in una classe, ma anche in una famiglia multiculturale, che può trattare in modo diverso il loro precoce patrimonio esperienziale. Del Paese di nascita dell'alunno sarà opportuno, naturalmente, sottolineare le caratteristiche che costituiscono un arricchimento per la cultura dell'umanità, facendo attenzione ad aspetti che potrebbero veicolarne un'immagine negativa e stereotipata.

 

Libri di testo

Ricerche sui libri di testo più usati nella primaria e sulle antologie di scuola secondaria di primo grado rivelano che l'adozione non vi è quasi mai citata, e anche altre differenze presenti nella nostra società non trovano ancora adeguate rappresentazioni nei testi o nelle immagini. La famiglia di cui si parla e? quasi esclusivamente quella biologica, senza riferimento alla possibilità di adozioni. le illustrazioni raffigurano figli e genitori con gli stessi tratti somatici, i bambini somaticamente differenti sono assai meno presenti nei libri che nelle classi, e spesso con sottolineature che non corrispondono alla realtà. Nelle pagine dei testi della primaria che trattano la storia personale compaiono ancora domande a cui i bambini che sono stati adottati non possono rispondere ("quanto pesavi alla nascita?") o richieste che non possono soddisfare ("porta una foto o un oggetto di quand'eri neonato"). Si suggerisce pertanto, in occasione della scelta dei libri di testo, di prestare attenzione anche a questi contenuti. Il libro di testo è rivolto a tutti i bambini e le bambine e per entrare in comunicazione con loro deve trattare argomenti che appartengano alla loro esperienza. Sono pertanto da preferire testi in cui possano tutti e tutte rispecchiarsi, in cui anche la famiglia adottiva sia visibile come una delle tante realtà del mondo in cui i bambini vivono.

 

Allegato 2 -Possibile scheda di raccolta informazioni a integrazione dei moduli d'iscrizione

 

ADOZIONE NAZIONALE (AN) |_|

 

ADOZIONE INTERNAZIONALE (AI) |_| AFRICA |_| AMERICA |_| ASIA |_| EUROPA|_|

 

ALTRO:

 

NOME e COGNOME (del/la bambino/a, ragazzo/a con particolare attenzione alla tutela della privacy come indicato nelle Linee di indirizzo stesse):

 

GENERE: Maschile |_| Femminile |_|

 

LUOGO DI NASCITA:

 

DATA DI NASCITA: /... / .../ .../ (gg./mm./aaaa)

 

DATA di ingresso in famiglia: /... / .../ .../ (gg./mm./aaaa)

 

DATA di ingresso in Italia se AI: /... / .../ .../ (gg./mm./aaaa)

 

I genitori decidono di inserire a scuola il/la bambino/a, dal suo ingresso in famiglia, dopo: settimane |_| mesi |_| anni |_|

(Riguarda gli alunni della primaria e della secondaria di primo grado)

 

Il/La bambino/a è già stato/a scolarizzato/a? NO |_| SI|_| (Riguarda gli alunni della primaria e della secondaria di primo grado)

 

Se a conoscenza, indicare da che età / ... / e la durata /... / .../ .../ mesi /anni L'ALUNNO/A POTREBBE INIZIARE:

La classe prima ad inizio corso di studi con il gruppo classe ed ha frequentato la scuola dell'infanzia ...
La classe prima ad inizio corso di studi con il gruppo classe e NON ha frequentato la scuola dell'infanzia ...
Ad inizio anno scolastico di un percorso di studi già avviato (es.: cl. 2^, 3^, 4^, 5^) ...
La classe prima della scuola secondaria di I° ad inizio corso di studi con il gruppo classe ed ha frequentato la scuola primaria ...
La classe prima della scuola secondaria di I° ad inizio corso di studi con il gruppo classe e NON ha frequentato la scuola primaria ...
Ad inizio anno scolastico della scuola secondaria di I° di un percorso di studi già avviato (es cl. 2^, 3^) ...
La classe prima della scuola secondaria di II° ad inizio corso di studi con il gruppo classe ed ha frequentato la scuola secondaria di primo grado ...
La classe prima della scuola secondaria di II° ad inizio corso di studi con il gruppo classe e NON ha frequentato la scuola secondaria di primo grado ...
Ad inizio anno scolastico di un percorso di studi già avviato (es: cl. 2^, 3^, 4^, 5^) ...
Ad anno scolastico avviato con coetanei della stessa età ...
Ad anno scolastico avviato con coetanei più piccoli della sua età ...

 

INFORMAZIONI SULLA FAMIGLIA

Sono presenti figli/e biologici? NO |_| SI |_| (specificare il numero) Indicare per ciascuno il genere e l'età:

 

Sono presenti figli/e precedentemente adottati/in affidamento? NO |_| SI |_| (specificare il numero)

 

Indicare per ciascuno il genere e l'età:

Anni Anni
Maschi
Femmine

 

Eventuali fratelli/sorelle hanno frequentato/frequentano l'attuale Scuola? NO |_| SI |_|

 

Riferimenti dei Servizi Territoriali, Enti Autorizzati e Associazioni che hanno seguito/seguono il nucleo famigliare o con cui il nucleo famigliare è in contatto:

 

Nella scuola/classe in cui sarà inserito vostro/a figlio/a ci sono bambini/ragazzini/ragazzi che lui/lei già conosce? NO |_| SI |_|

 

In generale vostro/a figlio/a è in contatto con bambini/ragazzini/ragazzi adottati o provenienti dalla medesima realtà adottiva? NO |_| SI |_| descrivere il contesto

Altro da segnalare?

Allegato 3 - Suggerimenti per ulteriori informazioni. Scuola primaria

(dati da tutelare secondo le stesse modalità previste per legge sulla privacy e sui dati sensibili)

 

1. Come viene abitualmente chiamato/a vostro figlio/a in famiglia?

Se ha un nome straniero la pronuncia corretta è:

 

2. Vostro/a figlio/a ha la conoscenza e/o percezione di:

SI No In parte
quand'è nato/a
dov'è nato/a
dove viveva (se arriva da un altro Paese) e dove abita ora
essere diventato/a figlio/a attraverso l'adozione
della sua storia passata
della storia familiare adottiva
del ricordo di legami con figure affettive (affidatari, fratelli ...)
di essere stato eventualmente scolarizzato/a e del ricordo di legami e figure di riferimento

 

3. Quali sono, dall'arrivo in famiglia, i legami più significativi sviluppati da vostro/a figlio/a oltre ai genitori/nonni (es.: cuginetti, fratelli eventuali)?

 

4. Dall'arrivo in famiglia vostro/a figlio/a ha frequentato/frequenta attività ricreative? NO |_| SI |_|

Quali? ludoteche |_| oratori |_| attività sportive |_| altro |_|

 

5. E mezzi di cura? NO |_| SI |_|

Quali? psicomotricità |_| logopedia |_| ippoterapia |_| musica, musico-terapia |_| altro |_|

 

6. Come valutate l'atteggiamento prevalente di vostro/a figlio/a di fronte a una nuova esperienza? (Se SI, valutare su una scala da 1 a 7)

SOCIEVOLE SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto
LEADER SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 2 3 4 5 6 7 Molto
COLLABORATIVO SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto
ISOLATO SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto
REATTIVO SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto
PASSIVO SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto
INDIFFERENTE SI |_| NO |_| NON SO |_|
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto

AVVERTENZE per l'insegnante: Si tratta di situazioni dinamiche, in evoluzione. Può verificarsi che la famiglia non sia in grado di rispondere, al momento del colloquio iniziale, ad alcune domande (nel caso, ad esempio, di inserimenti recenti) e che queste vadano poi riprese e completate nel corso dell'anno.

 

7. Secondo voi vostro/a figlio/a è interessato/a a (valutare ciascun item su una scala da 1 a 7):

 

Conoscere nuovi compagni
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto non so |_|
Conoscere nuove maestre
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto non so |_|
Apprendere nuove conoscenze
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto non so |_|
Altro
Poco 1 2 3 4 5 6 7 Molto non so |_|

 

8. Secondo voi vostro/a figlio/a preferisce interagire con (valutare su una scala da 1 a 7):

Coetanei SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto
Bambini più piccoli SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto
Bambini più grandi SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto
Adulti SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto
Figure femminili SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto
Figure maschili SI |_| NO |_| NON SO |_|
Basso 1 2 3 4 5 6 7 Alto

Focus narrativi

al fine di predisporre la miglior accoglienza del/la bambino/a in classe

 

1. Dall'arrivo in famiglia quali sono gli interessi prevalenti di vostro/a figlio/a?

 

2. Nel gioco vostro/a figlio/a predilige

|_| giocare da solo

|_| giocare con la presenza prevalente di un adulto giocare ricercando coetanei

|_| giocare ricercando un ruolo di gioco in gruppo

|_| giocare evitando un ruolo di gioco in gruppo

|_| altro

|_| non lo so ancora

 

3. Nel gioco vostro/a figlio/a di fronte all'insuccesso

|_| continua con ostinazione abbandona

|_| si ferma e rinuncia chiede aiuto

|_| tenta soluzioni

|_| accetta suggerimenti

|_| diventa reattivo verso gli oggetti |_| diventa reattivo verso le persone |_| altro

|_| non lo so ancora

 

4. Nel gioco vostro/a figlio/a tende

|_| scambiare i giochi con i coetanei a |_| dividere i giochi con i compagni

|_| ad accettare l'aiuto di coetanei

|_| ad offrire spontaneamente aiuto ad un compagno

|_| a reagire eccessivamente se un compagno non lo aiuta

|_| altro

|_| non lo so ancora

5. Ci sono eventuali comportamenti e/o rituali che ritenete utili segnalarci?

 

6. In riferimento al rapporto con l'alimentazione di vostro/a figlio/a ci sono eventuali aspetti o ritualità che ritenete utili segnalarci? (usi, gusti, abitudini relative alle proprie origini, accettazione della cultura

alimentare Italiana, accettazione della varietà alimentare, capacità e volontà dell'uso delle posate ...).

 

7. In riferimento ad eventuali ansie e relative reazioni/modalità consuete ci sono strategie preventive o di intervento che ritenete utile segnalare?

 

8. Qual è la reazione di vostro/a figlio/a di fronte ad un disagio fisico e/o emotivo?

|_| piange disperato/a

|_| si isola, chiudendosi nel mutismo

|_| si isola, nascondendosi

|_| si dondola, si ritrae, nasconde il volto

|_| non piange mai

|_| diventa aggressivo/a

|_| tende ad allontanarsi

|_| rifiuta il contatto fisico

|_| ricerca il contatto fisico

|_|si mostra

|_|contrariato/a

|_|altro

 

9. Se è un bambino adottato internazionalmente, in riferimento al rapporto con la lingua d'origine di vostro/a figlio/a, ci sono eventuali aspetti che intende segnalarci (rifiuto, utilizzo predominante, usata come intercalare)?

Allegato 4 - Formazione

La formazione di tutto il personale scolastico, relativamente all'inserimento dell'alunno che è stato adottato, è un aspetto imprescindibile per garantire il successo formativo di questi alunni. È bene che tutte le componenti scolastiche - nel rispetto delle reciproche competenze - abbiano una conoscenza di base delle peculiarità dell'adozione e delle attenzioni specifiche da riservare agli studenti che sono stati adottati e alle loro famiglie. A questo scopo gli Uffici Scolastici Regionali potranno attivare interventi di formazione mirati, in sinergia con i Servizi socio-sanitari territoriali, le Università, la CAI e gli altri soggetti che si occupano di adozione sul territorio. Le Istituzioni scolastiche, anche collegate in rete, potranno a loro volta promuovere percorsi di formazione finalizzati allo sviluppo di competenze specifiche di carattere organizzativo, educativo e didattico del personale scolastico.

Saranno prioritariamente destinatari della formazione i docenti referenti per l'adozione, chiamati a svolgere una fondamentale e delicata funzione di raccordo tra i diversi soggetti che seguono bambini e ragazzi nel periodo del post-adozione e di supporto ai colleghi che accolgono alunni che sono stati adottati nelle loro classi.

 

4.1. Metodi e contenuti

La delicatezza e la multidimensionalità della fase post-adottiva, all'interno della quale il benessere scolastico rappresenta un fattore di primaria importanza, rende opportuna una formazione ad ampio raggio che non si limiti all'aspetto didattico-educativo, ma comprenda anche quello psico-sociale[46], e sia condotta da esperti con una competenza specifica sulle tematiche adottive. Oltre che fornire strumenti teorico-pratici per agevolare l'inserimento scolastico degli alunni che sono stati adottati, finalità della formazione sarà quella di accrescere i livelli di consapevolezza dei docenti, affinché possano utilizzare le proprie competenze e sensibilità per individuare di volta in volta le soluzioni più adeguate al contesto. Soprattutto - ma non solo - agli insegnanti che accolgono alunni con una storia di adozione nelle loro classi sarà opportuno proporre occasioni formative che si configurino come spazi di riflessione e supporto, utilizzando una metodologia attiva che stimoli il confronto e la condivisione (progettazione in sottogruppi, discussione di casi, prassi di supervisione ecc.).

A titolo meramente esemplificativo, si elencano di seguito le possibili tematiche a cui far riferimento per costruire percorsi formativi flessibili e calibrati sui bisogni dei docenti e degli alunni con un vissuto di adozione:

1. La cornice contestuale di riferimento. L'adozione nazionale e internazionale in Italia oggi: dati quantitativi, l'iter adottivo, le caratteristiche dei bambini e dei ragazzi che sono adottati.

2. La complessità del fenomeno adottivo. Le storie pregresse dei bambini e dei ragazzi che sono adottati, la fase dell'adozione, la costruzione delle relazioni nella famiglia adottiva, le criticità dell'adolescenza adottiva.

3. Il post-adozione. I ruoli e i compiti dei diversi soggetti istituzionali, le collaborazioni attivabili per sostenere il benessere scolastico degli studenti adottati in un'ottica di rete.

4. Bambini e ragazzi che sono stati adottati nati all'estero e la scuola. I sistemi scolastici e gli stili educativi nei Paesi di provenienza dei bambini adottati internazionalmente. Il significato del passaggio da Lingua 1 a Lingua 2.

5. L'accoglienza nella scuola italiana. L'avvio e il mantenimento della relazione scuola- famiglia, gli aspetti normativi e burocratici con particolare attenzione al tema della tutela della privacy, la questione critica della scelta della classe, i tempi e i modi del primo inserimento a scuola.

6. Possibili difficoltà. Gli effetti di traumi e perdite sullo sviluppo emotivo e sull'apprendimento. Come riconoscere i bisogni impliciti ed espliciti dei bambini e dei ragazzi che sono stati adottati e saper leggere eventuali segnali di disagio. Difficoltà che possono presentarsi nei passaggi attraverso i diversi gradi di scuola, da quella dell'infanzia alla secondaria di 2° grado. Problemi connessi al passaggio da Lingua 1 a Lingua 2.

7. L'alunno che è stato adottato nella classe. Come creare ambienti di apprendimento per sviluppare capacità collaborative, autostima, percezione di autoefficacia.

8. Strategie educative e didattiche. Percorsi e strumenti didattici e normativi per promuovere e facilitare l'inserimento scolastico, far fronte a eventuali difficoltà di apprendimento e/o problemi di comportamento e relazione nei diversi gradi di scuola.

9. Parlare a scuola di famiglia, di adozione, della propria storia personale. Come farlo rispettando i bisogni e la sensibilità dei bambini e dei ragazzi che sono adottati.

10. La differenza etnica. Come valorizzare le diversità etniche e culturali e intervenire per evitare micro e macro aggressioni nelle classi in cui sono inseriti bambini e dei ragazzi che sono stati adottati e che sono fenotipicamente differenti con particolare attenzione alle vulnerabilità intersezionali.

 

La formazione del personale scolastico potrà avvalersi anche delle modalità rese disponibili dalle nuove tecnologie e dalla rete. Si segnala inoltre che, come già esplicitato, il Ministero predisporrà una specifica sezione all'interno del proprio sito Internet per la segnalazione e divulgazione di contributi scientifici e metodologico-didattici sul tema e per la condivisione delle buone prassi didattico-educative realizzate dalla CAI e dalle scuole.

Allegato 5 -Suggerimenti normativi

Legge 184/1983: "Diritto del minore a una famiglia".

 

Convenzione dell'ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, firmata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176.

 

Convenzione dell'Aja 1993: "Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale"

 

Legge 476/1998: ratifica Convenzione dell'Aja e istituzione di un organismo nazionale di riferimento e di controllo delle adozioni internazionali.

 

Legge 149/2001: "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori. Normativa di riferimento".

 

D.M. 5669 del 12/07/2011: "Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento".

 

MIUR, 2012: "Strumenti d'intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica".

 

MIUR, 2014: "Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati".

 

AGIA MIUR, 2017: "Linee Guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine".

 

Legge n.47/2017 "Disposizioni in materia di misure di protezione per i minori stranieri non accompagnati"

 

MI 2021: "Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Aggiornamento ed integrazioni".

 

MI 2021: "Linee di Orientamento per la prevenzione e il contrasto del Bullismo e Cyberbullismo".

 

MI 2022: "Orientamenti interculturali, idee e proposte per l'integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori". Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale

 

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[1] L'aggiornamento delle Linee di indirizzo è stato curato dal Comitato paritetico istituito con D.D. n.2624 del 28.12.2021, previsto dal Protocollo d'intesa MI/CAI sottoscritto in data 22.11.2021, con il contributo dell'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza

[2] Legge 4 maggio 1983, n. 184, così come modificata dalla Legge 31 dicembre 1998, n. 476, dalla Legge 28 marzo 2001 n. 149 "Diritto del minore ad una famiglia" e dalla Legge 19 ottobre 2015, n. 173 "Diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare".

[3] La fonte dei dati quantitativi relativi alle adozioni internazionali è la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI). La fonte dei dati quantitativi relativi alle adozioni nazionali è il Ministero di Giustizia.

[4] La definizione è tratta dai recenti Orientamenti interculturali, idee e proposte per l'integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori, documento pubblicato il 17 marzo 2022 a cura dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, istituito presso il Ministero dell'istruzione, Direzione generale per lo studente, l'inclusione e l'orientamento scolastico.

[5] M. Ferritti, A. Guerrieri (2019), When Adoption Becomes a Complication: First Evidence Regarding the Discrimination Suffered by Young Adoptees in Italy Due to Phenotypic Differences and/or because of their Adoptive Identity, in Proceedings of the 1st International Conference of the Journal Scuola Democratica "Education and postdemocracy", VOL. 1, Politics, Citizenship, Diversity and Inclusion, pp 208-214.

[6] Per quel che riguarda le analisi sviluppate in Italia citiamo: C. Artoni Schlesinger e P. Gatti, Adozione e apprendimento scolasti- co, Richard e Piggle (2009); M. Chistolini, Scuola e adozione. Linee guida e strumenti per operatori, insegnanti e genitori, Fran- coAngeli (2006); A. Molin, C. Cazzola e C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento di bambini stranieri adottati in Psicologia Cli- nica dello Sviluppo (2009); M. Ferritti, A. Guerrieri, L. Mattei, Il percorso verso il successo formativo degli alunni adottati e alunni fuori della famiglia di origine: il ruolo della comunità educante, WELFARE E ERGONOMIA, Fascicolo 1, (2020); M. Ferritti, A. Guerrieri, Adopted students and intersectionality, starting points for a first analysis, Educazione Interculturale -Teorie, Ricerche, Pratiche vol. 18, n. 2, (2020).

[7] Istituto degli Innocenti, Insieme a scuola. Buone pratiche per l'inserimento scolastico dei bambini adottati, Studi e Ricerche, Collana della Commissione per le Adozioni Internazionali, giugno 2010.

[8] Secondo i rapporti della CAI, "special needs" (bisogni speciali) segnala la presenza di patologie gravi e irreversibili. Mentre la dicitura "bisogni particolari" indica la reversibilità nel tempo delle situazioni indicate.

[9] Nel 2021 su un totale di 680 bambini e ragazzi adottati internazionalmente, 425, pari al 62,5% del totale, hanno manifestato uno o più special needs. L'ingresso di bambini e bambine adottati con bisogni speciali è la casistica più importante anche riferita agli anni precedenti, seppur con incidenze diverse: nel 2020 è del 59%, nel 2019 è del 64,2%, nel 2018 è 70%. Più in dettaglio, nel 2021, tra gli special needs una quota particolarmente alta - in costante aumento rispetto agli anni precedenti - ha riguardato chi viene adottato in età maggiore di sette anni: 48,5% nel 2021; 47,6% nel 2020; 37,2% nel 2019. Inoltre, nel 2021, il 33,9 % dei bambini e ragazzi con special needs presenta vissuti traumatici, problemi comportamentali, problematiche fisiche e mentali. Questa casistica è aumentata rispetto al 2020 (29,4%). Il fenomeno degli special needs, dunque, interessa da tempo una netta maggioranza degli ingressi. Tra i Paesi con almeno 10 minori autorizzati all'ingresso a scopo adottivo nel 2021 spiccano, per incidenza di casi con special needs: Colombia, India, Bulgaria Ungheria, Ucraina e Federazione Russa. A fronte del 2020 che vedeva Bielorussia, Lituania, Ucraina e Colombia. Molto staccati si posizionano poi l'India, l'Ungheria, la Federazione Russa, il Perù e Haiti. Va notato che nel tempo, in adozione internazionale, mutano i paesi di ingresso a causa dei cambiamenti socio-politici nei paesi stessi. (Fonte: Relazione al Parlamento del 5 giugno 2020; Dati e prospettive nell'adozione internazionali, rapporto sui fascicoli dal 01 gennaio al 31 dicembre 2020. CAI in collaborazione con Istituto degli Innocenti).

[10] E. Freddi, Acquisizione della Lingua Italiana e adozione internazionale. Una prospettiva linguistica. Università Cà Foscari, Venezia (2015).

[11] A. Molin, S. Andrich, Il percorso scolastico dei bambini stranieri adottati, Genitori si diventa, (www.genitorisidiventa.org/notiziario/il-percorso-scolastico-dei-bambini-stranieri-adottati). A. Guerrieri, M. Nobile, (2015), Una scuola aperta all'adozione, Edizioni ETS, 2015. Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Giugno 2021

[12] S. Lorenzini, (2013), Adozione e origine straniera. Problemi e punti di forza nelle riflessioni dei figli, Edizioni ETS. S. Loren- zini, (2012), Famiglie per adozione. Le voci dei figli, Edizioni ETS. L'importanza di ogni parola. Razzismo e discriminazione nel sistema adozione. Convegno del Coordinamento CARE (2021) "L'importanza di ogni parola. Razzismo e discriminazione nel siste- ma dell'adozione", https://youtu.be/8JaurQNIWL4.

[13] Attenzione alle modalità di iscrizione è stata sottolineata nelle Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e delle alunne fuori della famiglia di origine (MIUR AGIA 2017).

[14] Circ.n.28 prot.206 del 10.1.2014 "Iscrizioni alle scuole dell'infanzia e alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2014/2015".

[15] L'affidamento "a rischio giuridico" rappresenta una prassi giurisprudenziale che trova la sua legittimità nell'art. 10 della legge 184/83 (novellata dalla legge 149/98) che consente al Tribunale per i Minorenni di affidare provvisoriamente ad una famiglia un minorenne per il quale sia stato aperto o concluso un procedimento per la dichiarazione di adottabilità. Tale procedura trova la sua ratio nell'esigenza di evitare al bambino successivi cambiamenti di famiglia nel caso che i genitori o altri parenti entro il quarto grado oppongano ricorso all'adozione. Considerati i tempi lunghi che il procedimento giudiziario impiega per giungere a termine, il Tribunale, per evitare che il bambino resti molti anni ad attendere una soluzione, con conseguenti gravi danni affettivi può affidarlo ad una coppia scelta tra quelle che si sono rese disponibili e già dichiarate idonee all'adozione. Il bambino viene, pertanto, dato loro in affidamento familiare (che non è ancora quello preadottivo e talvolta viene chiamato collocamento) e viene mantenuto (a differenza degli affidamenti familiari temporanei "classici") segreto alla famiglia di origine. In seguito, qualora la dichiarazione di adottabilità diventi definitiva, l'affidamento familiare è trasformato in affidamento preadottivo, evitando al bambino nuovi traumi da separazione.

[16] È da segnalare che esistono situazioni di adozione internazionale simili a quanto appena descritto. Alcuni bambini provengono da paesi di origine che impongo un periodo di affido preadottivo o per i quali i tempi di definizione della documentazione in Italia richiede svariati mesi. Anche in tale contesti i documenti e i codici fiscali originari assegnati ai bambini contengono informazioni sulle loro origini e mettono a rischio la loro privacy. Per tali situazioni la prassi suggerita è la stessa di quella suggerita per l'adozione nazionale sia per le modalità di iscrizione sia per la gestione dei cognomi e di tutto ciò che riguarda la parte anagrafica.

[17] Il codice fiscale provvisorio deve, comunque, essere sostituito con quello definitivo entro il completamento del percorso scolastico, ovvero prima dello svolgimento degli esami di Stato.

[18] Tale possibilità venne per la prima volta precisata nella nota MIUR Prot. N. 547 del 21/2/2014 - Deroga all'obbligo scolastico di alunni adottati - invita i Dirigenti Scolastici, "qualora si trovino in presenza di situazioni riguardanti alunni che necessitano di una speciale attenzione, a porre in essere gli strumenti e le più idonee strategie affinché esaminino i singoli casi con sensibilità e accuratezza, confrontandosi, laddove necessario, anche con specifiche professionalità di settore e con supporto dei Servizi Territoriali, predisponendo percorsi individualizzati e personalizzati. Solo a conclusione dell'iter sopra descritto, inerente casi eccezionali e debitamente documentati, e sempre in accordo con la famiglia, il Dirigente Scolastico - sentito il Team dei docenti - potrà assumere la decisione, in coerenza con quanto previsto con l'articolo 114, comma 5, del d. lgs n. 297/1994, di far permanere l'alunno nella scuola dell'infanzia per il tempo strettamente necessario all'acquisizione dei prerequisiti per la scuola primaria, e comunque non superiore ad un anno scolastico, anche attraverso un'attenta e personalizzata progettazione educativa".

[19] Linee Guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri (2014), Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine (2017).

[20] Ricordiamo quanto specificato nelle Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri (Febbraio 2014): "in mancanza di documenti, la scuola iscrive comunque il minore straniero, poiché la posizione di irregolarità non influisce sul diritto all'istruzione." Tali principi sono novellati negli Orientamenti interculturali, cit, 2022.

[21] Come citato nelle Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine (2017), particolare attenzione va posta ai trasferimenti di scuola che possono avvenire in coincidenza con il collocamento a rischio giuridico. Il nulla osta indica il nome della scuola presso la quale viene fatto il passaggio. Questa prassi rischia di esporre l'alunno a interferenze arbitrarie della sua privacy. È indispensabile che l'amministrazione scolastica autorizzi ad assumere le iniziative necessarie per poter redigere un nulla osta che consenta il trasferimento ad altra scuola senza fornire gli estremi per identificare la nuova situazione scolastica (e quindi anche familiare) dell'alunno. Si ritiene fondamentale che il passaggio di tutta la documentazione relativa all'alunno avvenga in modo contestuale al trasferimento dalla scuola di provenienza alla scuola di arrivo.

[22] Vedere Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine (2017).

[23] Nota prot. n. 4403 del 15-05-2011 della Direzione Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte.

[24] Art. 3-bis, comma 5, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2017, n. 119.

[25] Tali alunni possano subire trasferimenti da una scuola all'altra in corso d'anno trovandosi a lasciare scuole in cui avevano diritto alla presenza di insegnanti di sostegno ed educatori. Particolare impegno può essere richiesto alle scuole di arrivo al fine di garantire all'alunno i propri diritti in materia.

[26] La CAI, grazie al protocollo con il MI (2021), mette a disposizione un modulo di formazione ad hoc fruibile online.

[27] L'Allegato 2 è stato rivisto al fine di renderlo utilizzabile in vari gradi scolastici

[28] Sull'argomento si veda quanto già sottolineato nella sezione precedente di questo stesso testo e le Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri.

[29] Decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89, articolo 5; decreto ministeriale 3 ottobre 2017, n. 741, articolo 9, comma 4.

[30] Utile riferimento per il benessere scolastico di alunni e alunne con vissuti traumatici è il libro Feriti dentro di L. Bomber, FrancoAngeli. In Una scuola aperta all'adozione di A. Guerrieri e M. Nobile, ETS Editore, Pisa, sono presenti indicazioni a cura di R. Lombardi. Materiale utile per gli insegnanti si trova nel libro Crisi adottive: una opportunità? a cura di L. Luzzatto, A. Guerrieri e E. Cedroni, FrancoAngeli (2022).

[31] 31 Si sottolinea come un rapporto preferenziale con un adulto che mostri un'attenzione personalizzata si riveli, anche nella scuola secondaria, di particolare utilità per orientare e sostenere i ragazzi adottati più fragili dal punto di vista emotivo e relazionale.

[32] Una sezione specificamente dedicata all'orientamento è contenuta nelle Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e delle alunne fuori della famiglia di origine con particolare attenzione ai CPIA e ai percorsi di formazione professionale.

[33] L'adozione internazionale è regolata dalla Convenzione dell'Aja che prevede un sistema di cooperazione tra Autorità Centrali dei vari paesi contraenti. In Italia, questo ruolo è svolto dalla CAI.

[34] La CAI mette a disposizione un modulo di formazione online ad hoc

[35] La CAI mette a disposizione moduli di formazione ad hoc fruibili online, particolarmente pensati anche per la formazione per i Dirigenti in ingresso di ruolo.

[36] Si veda paragrafo 2.1.1.3.

[37] La CAI mette a disposizione moduli di formazione online ad hoc

[38] L'esperienza evidenzia che i bambini e le bambine adottati internazionalmente (soprattutto nella fascia di età 3-10 anni) hanno necessità, una volta arrivati in Italia, di una fase di regressione sul piano emotivo. Tale regressione è funzionale al superamento dei grandi cambiamenti che sono avvenuti nei pochi mesi dal loro arrivo in Italia (dalla perdita dei riferimenti sociali, culturali e linguistici del Paese di provenienza, alla tensione della nuova realtà adottiva). Nello specifico, si riscontrano, talvolta, immature istanze emotive nella relazione con il gruppo, in quanto alunni maggiormente esposti alla naturale curiosità e soprattutto alle critiche, che vengono interpretate dai bambini adottati come un segnale del loro non sentirsi all'altezza, poiché la loro capacità di adattamento dipende ancora principalmente dal consenso degli altri. In tali circostanze potrebbe acuirsi l'ansia da prestazione (ad esempio nelle funzioni linguistiche), che talvolta contrasta con le loro reali potenzialità cognitive

[39] Si avrà cura, altresì, di assicurare che gli educatori, gli insegnanti e tutto il personale ricevano una formazione specifica sulla comunicazione con i genitori, con particolare riferimento al colloquio di accoglienza, e sull'inserimento scolastico del bambino adottato.

[40] S'intende per resilienza la capacità di mitigare le conseguenze delle esperienze sfavorevoli vissute nel periodo precedente l'adozione. Tra i fattori in grado di promuovere la resilienza nei bambini cresciuti in contesti difficili risultano fondamentali gli ambiti di socializzazione e in primo luogo la scuola, in particolare se essa valorizza le differenze, favorisce positive esperienze tra pari (studio, attività ludiche e sportive, amicizia) e promuove rapporti di stima e fiducia tra insegnanti e allievi.

[41] Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella strutturazione della memoria. "Nel complesso le emozioni possono favorire l'apprendimento, intensificando l'attività delle reti neuronali e rafforzando così le loro connessioni sinaptiche. Le informazioni sulle quali il sistema limbico ha impresso il proprio marchio emozionale si imprimono particolarmente in profondità nella memoria e in maniera particolarmente duratura". Friedrich G., Preiss G., Insegnare con la testa, in Mente&Cervello, n. 3, anno I, 2003.

[42] L'importanza dell'ascolto attivo è anche sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

[43] Tutto questo va realizzato, naturalmente, sempre armonizzando tali attenzioni con i processi di inclusione nel gruppo dei pari.

[44] Sebbene le loro radici culturali sembrino, a volte, essersi confuse in quel terremoto emotivo che è stata la transizione adottiva, le relazioni distanti e perdute e quelle presenti (si fa riferimento agli eventi e agli attaccamenti del periodo prima dell'adozione e quelli affrontati ed incontrati con l'inserimento nella famiglia adottiva) devono trovare punti e luoghi di incontro che contengano il "qui ed ora" e il "là ed allora" in una logica di connessione. La scuola può essere uno snodo rilevante per un alunno, in questa fascia di età, che è alle prese con emozioni ambivalenti perché sta ri-costruendo legami affettivi con il nucleo famigliare tra affidamento e timori; vuole intrecciare relazioni con i pari, ma ne ha paura; ha un passato spesso segnato da sofferenze e solitudini affettive e un presente carico di nuove sfide. Lo smarrimento e la vulnerabilità iniziali, talvolta evidenti, devono essere riconosciuti e supportati. La scuola può così contribuire ad inaugurare quel cammino di apprendimento e di "rinascita" che Cyrulnik definisce efficacemente neo-sviluppo resiliente e gli insegnanti e gli educatori possono diventare "tutori di resilienza", capaci di quell'ascolto empatico che si traduce in azioni e proposte di compiti (con un'attenzione particolare agli ambiti disciplinari che danno gratificazione) adeguati allo sviluppo del minore.

[45] Bisogna considerare la situazione psicologica dei ragazzi e delle ragazze e adeguare gli interventi alle loro esigenze per cui, ancor più per alunni e alunne in questa fascia di età, si suggerisce di attivare la rete di confronto e sostegno concordata con gli operatori delle relazioni di aiuto e i referenti interni della scuola

[46] È importante che la formazione valorizzi la comunicazione con i genitori e la loro partecipazione