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07/10/2020

Controlli (su atti e gestioni amministrative)

Sergio Auriemma

Generalità

Il vocabolo "controllo" ha origini etimologiche non certe o condivise: secondo alcuni, deriva dall'etimo francese "contre-rôle", che identificava un documento (contro-ruolo o doppio registro) nel quale erano trascritti e ripetuti i dati contenuti in atti ufficiali relativi a tributi, prestazioni d'opera dovute allo Stato, beni inventariati e da gestire; secondo altri, deriva dal più antico etimo latino "contra-rotulum", che identificava un registro di riscontro di dati tributari e contabili impiegato dall'esattore.

Attraverso una metonimia, il significato di origine è traslato dal contenente al contenuto ed il vocabolo è passato ad indicare la verifica o misurazione di attività, solitamente descritte in una documentazione.

In epoca pre-repubblicana i controlli sugli atti hanno visto consolidarsi la propria disciplina tramite la legge di contabilità generale dello Stato (R.D. n. 2440/1923), il Testo Unico delle leggi sulla Corte dei conti (R.D. n. 1214/1934) ed il Testo Unico delle leggi comunali e provinciali (R.D. n. 383/1934).

L'assetto iniziale si incentrava nel controllo preventivo di legittimità , affidato ad organi esterni al soggetto controllato ed idoneo ad incidere sulla efficacia dell'atto amministrativo, cioè sulla capacità dello stesso di produrre effetti giuridici. Non sono mancate, sporadicamente ed in tempi successivi, altre tipologie, quali il controllo di merito e quello successivo.

Il R.D. 2440/1993 attribuiva tuttavia al Tesoro, oltre al controllo di legittimità e contabile, anche quello sulla "proficuità della spesa" , così attestando un'attenzione ordinamentale sin d'allora rivolta anche ai profili di "convenienza" considerati nello svolgimento dell'azione amministrativa.

Il controllo preventivo, in grado di attribuire efficacia agli atti amministrativi, ma anche di paralizzarne temporaneamente la capacità di produrre effetti giuridici, nel

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