Dirigenza pubblica
Sergio Auriemma
Sviluppo storico
La normativa sulla dirigenza amministrativa, inizialmente disegnata nel d.P.R. n. 748/1972 e, quanto alle regole di accesso, nella legge n. 301/1984, ha ricevuto un primo e radicale riassetto con l'entrata in vigore del d.lgs. n. 29/1993, attuativo della legge-delega n. 421/1992.
Il decreto legislativo del 1993 ha ridefinito la gestione dirigenziale, che si concretizza nell'adozione di atti e provvedimenti, compresi gli atti che impegnano l'amministrazione verso l'esterno, nonché nella gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.
In tal modo i dirigenti sono divenuti responsabili in via esclusiva della gestione e relativi risultati, mentre al vertice politico è rimasto affidato il distinto compito di esercitare funzioni di indirizzo politico-amministrativo (definizione di obiettivi e programmi da attuare; adozione di atti rientranti nello svolgimento di tali funzioni), nonché di verificare la rispondenza dei risultati e della gestione agli indirizzi impartiti.
La circolare n. 3/2006 diramata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel dettare linee di indirizzo per una corretta organizzazione e gestione delle risorse umane e diramare chiarimenti sulle responsabilità delle dirigenza e degli organi di controllo interno, ha sottolineato:
- i complessi ed incisivi poteri attribuiti ai dirigenti pubblici, ai quali corrisponde una precisa responsabilità nella gestione degli apparati e delle risorse umane, che tiene conto anche della tutela del lavoratore inteso nella sua accezione più ampia, compresi cioè il suo ottimale inserimento nell'amministrazione e la sua crescita formativa;
- la particolare rilevanza che assume la disciplina del rapporto di lavoro dirigenziale, imperniata su meccanismi di riconoscimento della professionalit
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