Analisi tecnico normativa (ATN)

Il Rapporto sullo stato della pubblica amministrazione, presentato al Parlamento nel lontano 16 novembre 1978, soffermandosi sull'attuabilità o fattibilità delle leggi, da intendersi quale impatto che le leggi provocano sugli apparati organizzativi chiamati ad applicarle in concreto, segnalò l'esigenza di effettuare analisi preventive, per evitare quella che - parafrasando Manzoni e le parole pronunciate dal contadino Renzo - il Ministro per la funzione pubblica dell'epoca Massimo Severo Giannini definì "l'abbondanza delle grida in forma di legge del parlamento o delle regioni".

In prosieguo di tempo, la commissione di studio "Barettoni Arleri" (nome del presidente) sviluppò le intuizioni sulla cd. "progettazione legislativa", da intendersi quale analisi globale e preventiva dei proponimenti delle leggi, dei loro obiettivi, delle incidenze sull'organizzazione e degli effetti pratici che esse raggiungono in fase di attuazione. Siffatta analisi permette di valutare anche se l'emanazione dell'atto normativo sia realmente indispensabile.

Di pari passo, si fece strada una più adeguata riflessione sulle tecniche redazionali degli atti normativi (il cd. "drafting normativo") , inteso come insieme di principi, regole e accorgimenti che dovrebbero presiedere alla formulazione di un testo di legge affinché lo stesso sia reso lessicalmente comprensibile, qualitativamente valido e, perciò, organicamente collocabile nell'ordinamento giuridico. L'argomento fu oggetto di un'iniziativa della regione Toscana, che sfociò nella redazione del volumetto "Regole e suggerimenti per la redazione dei testi normativi".

Nel 1986, con due circolari (del 13 maggio e del 24 febbraio), la Presidenza del Consiglio dei Ministri diramò istruzioni operative per la formulazione dei testi di legge e per la redazione delle note da apporre ai medesimi. Ad esse hanno fatto seguito la circolare 20.4. 2001 e la circolare 2.5.2001 (la prima riepilog