Mobbing

L'espressione "mobbing" è anglicismo etimologicamente derivato dal verbo "to mov" (assalire tumultuando).

La locuzione punta, in ambito giuridico, ad identificare comportamenti tenuti sul posto di lavoro, di variegata forma e tipologia: continue critiche denigratorie sull'operato di un agente-lavoratore, maltrattamenti verbali esacerbati, offese personali, umiliazioni e pressioni psicologiche, minacce o atteggiamenti miranti ad intimorire ingiustamente o avvilire la persona, anche in forma velata ed indiretta, critiche immotivate e atteggiamenti ostili; voluta compromissione dell'immagine realizzata davanti a colleghi o a soggetti estranei all'amministrazione, sistematica sottostima delle capacità professionali, dell'azione, dei comportamenti e dei risultati lavorativi raggiunti, discriminatorie e denigranti sottolineature di convinzioni del lavoratore o lavoratrice presi di mira, demansionamenti o dequalificazioni professionali non sorrette da oggettive ragioni organizzative, esclusione o immotivata marginalizzazione dall'attività lavorativa ovvero svuotamento delle mansioni, attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi, e comunque idonei a provocare seri disagi in relazione alle condizioni fisiche e psicologiche del lavoratore, impedimento sistematico e immotivato all'accesso a notizie ed informazioni inerenti l'ordinaria attività di lavoro, marginalizzazione immotivata rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e di aggiornamento professionale, esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo nei confronti del lavoratore idonee a produrre danni o seri disagi, atti vessatori correlati alla sfera privata del lavoratore, ecc.

L'azione mobbizzante può essere: individuale o collettiva , rivolta nei confronti di un lavoratore ad opera di superiori gerarchici (cd. mobbing verticale ) e/o di colleghi (cd. mobbing orizzontale ), oppure può provenire da sottoposti nei confronti di un superiore (