I diplomati e lo studio: i risultati dell’indagine ISTAT
Nella “Quarta indagine sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati”, pubblicata il 12 novembre scorso, condotta dall’Istat nel 2007, numerose sono le informazioni rilevate attraverso l’indagine: risultati del percorso scolastico, opinioni sull’esperienza nella scuola, prosecuzione degli studi, inserimento nel mondo del lavoro.
Nel 2007, a tre anni dal conseguimento del titolo, il 64 % dei diplomati del 2004 ha intrapreso un percorso universitario. Il corso di laurea triennale è il tipo di corso universitario che raccoglie il maggior numero di iscritti (85,8 %), contro l’11,4% dei corsi di laurea a ciclo unico.
Dopo tre anni dal diploma, il 7,2 % dei diplomati dichiara di aver già conseguito un titolo universitario, nella quasi totalità dei casi una laurea triennale (99,3 %).
Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nella “Quarta indagine sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati”, pubblicata il 12 novembre scorso, condotta dall’Istat nel 2007, intervistando i ragazzi che hanno conseguito il titolo di istruzione secondaria superiore nel 2004. La rilevazione presenta un’importante innovazione rispetto alle precedenti edizioni, in quanto i dati raccolti forniscono, per la prima volta, stime rappresentative a livello regionale.
Numerose sono le informazioni rilevate attraverso l’indagine: risultati del percorso scolastico, opinioni sull’esperienza nella scuola, prosecuzione degli studi, inserimento nel mondo del lavoro.
Tra le motivazioni più importanti nella decisione di iscriversi all’università, la convinzione che un livello di istruzione accademico possa garantire migliori opportunità di lavoro (46,1%) e l’interesse per lo studio di una specifica disciplina (37,8 %).
I più propensi a continuare gli studi in ambito accademico sono i diplomati dei licei e dell’istruzione magistrale, mentre i diplomati degli istituti professionali presentano la quota più bassa di iscritti all’università. A prescindere dalla formazione scolastica conclusa, le diplomate proseguono gli studi all’università in misura maggiore rispetto ai maschi (70 % contro al 57,8 %).
Un fattore determinante nella scelta del corso di laurea è rappresentato dal tipo di scuola secondaria superiore frequentato; infatti, i diplomati degli istituti professionali si orientano prevalentemente verso corsi appartenenti ai gruppi disciplinari politico-sociale (14,6%), economico-statistico (13,9 %) e medico (10,5 %). Inoltre, circa la metà degli iscritti all’università in possesso di un diploma tecnico intraprende un percorso universitario tra i corsi dei gruppi economico-statistico (20,7 %), ingegneria (15,7 %) e politico-sociale (11,5 %).
I diplomati dei licei si distribuiscono, invece, tra corsi giuridici (14,5 %), ingegneria (13,1 %), economico-statistico (11,0 %) e letterario (9,2 %). I diplomati magistrali sono, invece, più orientati verso le aree di formazione di tipo umanistico-sociale, mentre i diplomati dell’istruzione artistica si iscrivono a università di lettere (32,3 %) e architettura (30,9 %).
Una percentuale piuttosto elevata riguarda gli abbandoni degli studi universitari: se il 36 % del totale dei diplomati non si è mai iscritto all’università, il 9,3 % (14,6 % di chi si è iscritto), pur avendo iniziato un percorso universitario, lo ha poi interrotto nei tre anni successivi.
La percentuale più elevata di abbandoni universitari si registra tra i diplomati degli istituti tecnici, che interrompono nel 12,3 % dei casi ed i maschi (19,5 %) più delle donne (11 %) rinunciano a concludere il percorso universitario.
Tra le motivazioni che inducono i maschi ad interrompere l’università, il fatto di aver trovato un lavoro o di essere già impegnato in un’attività, la difficoltà degli studi e la scarsa fiducia nella spendibilità della laurea sul mercato del lavoro, mentre per le donne prevalgono i motivi personali (cura di figli/familiari, salute, ecc...).
In crescita è la percentuale degli studenti lavoratori: il 25 % dei diplomati del 2004 che nel 2007 studiano all’università svolge contemporaneamente un lavoro. In particolare, il 45,2 % ha un lavoro occasionale o stagionale e, tra quelli che svolgono un lavoro continuativo, il 63,5 % è in part-time.
La quota di studenti lavoratori varia in funzione del tipo di scuola superiore frequentata ed è differenziata anche a livello territoriale: in molte regioni del Nord la percentuale di chi studia e lavora è superiore al 30 % (Piemonte, Lombardia, Trento, Veneto e Valle d’Aosta), mentre raggiunge valori minimi in Sardegna (16,5 %) e in Calabria (13,3 %). Notevoli le difficoltà per questi studenti, sia per quanto concerne la frequenza (quasi il 18 % ha dichiarato di aver frequentato “mai o quasi mai” le lezioni nel corso del 2007), sia per l’influenza negativa che gli impegni lavorativi hanno nei confronti del rendimento accademico.
Il 12,4 % dei diplomati ha dichiarato di essersi iscritto ad un corso di formazione professionale e, tra questi, più della metà vi ha partecipato per acquisire le competenze necessarie per trovare un lavoro (54,7 %).
Per quanto riguarda il diploma in senso stretto, dai dati Istat emerge che il 25,3 % dei diplomati del 2004 ha superato brillantemente l’esame di Stato, riportando una votazione pari o superiore ai 90 centesimi, mentre il 56 % ha conseguito il titolo con una votazione inferiore agli 80 centesimi. Nei licei la percentuale di coloro che si sono diplomati con i voti più alti è prossima al 36 %, per scendere al 16,5 % negli istituti professionali.
Sulla regolarità del percorso formativo si evince che oltre il 73 % degli studenti consegue il diploma in età regolare o in anticipo. Le percentuali più elevate si registrano tra i diplomati dei licei (89,2 %) e degli istituti magistrali (83,3 %), tra le diplomate e tra coloro che hanno ottenuto votazioni elevate all’Esame di Stato (90-100 centesimi).
La principale causa dei percorsi scolastici irregolari sono le una o più ripetenze.
Quasi un terzo degli intervistati esprime un elevato livello di soddisfazione per il rapporto instaurato con gli insegnanti, mentre è minore la soddisfazione per quanto riguarda le strutture scolastiche; il 45,7 % dei diplomati dichiara, infatti, di essere poco o per niente soddisfatto delle strutture della scuola frequentata: gli studenti si dichiarano abbastanza soddisfatti delle strutture scolastiche al centro-nord (il 65%), mentre al sud lo sono meno.
Infine, dall’indagine emerge come il contesto socio-culturale della famiglia di origine influisca sia sull’iscrizione al tipo di scuola secondaria sia sulla decisione di proseguire o meno gli studi dopo il diploma. La scelta della scuola superiore è, quindi, collegata al titolo di studio dei genitori: circa il 76 % dei diplomati che ha il padre con il titolo di studio più basso (licenza elementare o nessun titolo) ha optato per una formazione più orientata verso il mondo del lavoro. Se il padre o la madre sono laureati, invece, circa tre diplomati su quattro intraprendono un corso di studi liceale (classico, scientifico, linguistico, socio-psico-pedagogico), compiendo una scelta più indirizzata verso gli studi universitari. Il livello d’istruzione dei genitori è decisivo anche nella scelta di proseguire gli studi: infatti, esso è direttamente proporzionale alla percentuale di diplomati del 2004 che hanno intrapreso gli studi accademici.