La Corte Europea dice no al crocifisso a scuola. Il Governo farà ricorso

Il crocifisso nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". È quanto ha stabilito la Corte di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana, originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale, frequentato dai suoi due figli, di togliere il crocifisso dalle aule.

Il crocifisso nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni".

È quanto ha stabilito la Corte di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana, originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale, frequentato dai suoi due figli, di togliere il crocifisso dalle aule.

La sentenza emessa dal tribunale europeo ha anche previsto che il governo italiano paghi alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali.

Il Ministro Gelmini, in un comunicato stampa diffuso il 3 novembre, ha dichiarato: “Nessuno può toglierci le nostre tradizioni. La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione. La storia d’Italia passa anche attraverso simboli, cancellando i quali si cancella una parte di noi stessi. Nel nostro Paese nessuno vuole imporre la religione cattolica, e tantomeno la si vuole imporre attraverso la presenza del crocifisso. E’ altrettanto vero che nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità.

La nostra Costituzione inoltre riconosce, giustamente, un valore particolare alla religione cattolica. Non vorrei che alcune norme a cui si rifanno i giudici della Corte di Strasburgo fossero in contrasto con il nostro dettato costituzionale.

Non è eliminando le tradizioni dei singoli paesi che si costruisce un’Europa unita, bisogna anzi valorizzare la storia delle nazioni che la compongono. Per questi motivi, secondo me il crocifisso rappresenta l’Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione”.

Con un ulteriore comunicato stampa del 4 novembre, il Sottosegretario Giuseppe Pizza, sulla questione ha aggiunto:

Pensare di difendere o di preservare la laicità attraverso la rimozione del Crocifisso dalle scuole rappresenta un vero e proprio delirio culturale. La Croce Cristiana è il simbolo della religione cattolica ma è oggi connaturato all’idea di fratellanza, di solidarietà, di uguaglianza e all’idea dell’ inviolabilità dei diritti della Persona. Valori radicalmente incarnati nell’antropologia culturale e identitaria italiana ed europea.

Pertanto la Sentenza della Corte di Strasburgo appare un’inutile ed insignificante accanimento di stampo laicista, relativista e nichilista che respingiamo al mittente con forza e determinazione”.