Polemiche sull'apprendistato: la risposta del Ministero del lavoro
L'emendamento approvato alla Camera – precisa il Ministero - nasce per contrastare il lavoro nero o, peggio, la criminalità, riattivando uno dei possibili canali di recupero di tanti giovani fuoriusciti dal sistema educativo.
In risposta alle polemiche post-approvazione alla Camera dell’emendamento sull’apprendistato, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali scrive: “Per comprendere l'importanza della norma approvata alla Camera, con occhio attento alla persona e non alla ideologia, non possiamo dimenticare che oggi sono ben 126mila, pari al 5,4%, i ragazzi dai 14 ai 17 anni risultati nel 2008 fuori da qualsiasi percorso di istruzione e formazione”.
L'emendamento approvato alla Camera – precisa il Ministero - riguarda proprio questi giovani e nasce per contrastare il lavoro nero o, peggio, la criminalità, riattivando uno dei possibili canali di recupero di tanti giovani fuoriusciti dal sistema educativo di istruzione e formazione, consentendo loro di acquisire, per il tramite di una apprendimento in ambiente di lavoro, una qualifica e cioè un titolo di studio del secondo ciclo.
Il Ministero precisa anche che, a differenza del contratto di apprendistato professionalizzante, “l'apprendistato per l'esercizio del diritto dovere di istruzione e formazione è una metodologia didattica in assetto di lavoro volta a riscoprire, secondo le indicazioni comunitarie, il valore formativo e culturale del lavoro”.
Non si tratterebbe, quindi, di un abbassamento dell’età di accesso al lavoro, che rimane di 16 anni, ma di un’opportunità per i tanti giovani esclusi dalla scuola e dal mercato del lavoro di attivare un percorso educativo di istruzione e formazione in un ambiente di lavoro con un adeguato numero di ore di formazione esterna e formazione formale che saranno definite d'intesa tra Ministero del lavoro e Ministero della Istruzione, dell'Università e della Ricerca.