Uno sguardo sull’istruzione: OCSE 2015
Presentato ieri al Miur il Rapporto “Education at a glance 2015”, l’annuale pubblicazione OCSE che analizza i sistemi di istruzione dei 34 paesi membri. I dati relativi all’Italia evidenziano ancora un rilevante fenomeno NEET (giovani non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione) e una spesa per l’istruzione nettamente inferiore alla media OCSE.
Education at a Glance: OECD Indicators (Uno sguardo sull’istruzione: indicatori dell’OCSE) è un’autorevole fonte di informazioni sullo stato dell’istruzione nel mondo. Presenta dati sulla struttura, il finanziamento e le prestazioni dei sistemi d’istruzione nei 34 Paesi dell’OCSE e in alcuni dei Paesi partner dell’Organizzazione.
I temi esaminati nell’edizione 2015 del rapporto sono cinque:
- livelli d’istruzione conseguiti, competenze e partecipazione nel mercato del lavoro;
- equità nell’istruzione e nel mercato del lavoro;
- finanziamento dell’istruzione;
- la professione di docente;
- l’istruzione terziaria.
Leggi la nota riguardante l'Italia. Questi i punti principali:
- Per quanto riguarda l’istruzione terziaria (tertiary education: ciclo breve professionalizzante, titoli universitari di 1° livello e di 2° livello, programmi di dottorato), l’Italia associa alti tassi di laureati di 2° livello con una bassa percentuale di diplomati nell’ambito di programmi di studio a ciclo breve professionalizzante, e di laureati di 1° livello. L’istruzione terziaria italiana non attrae gli studenti degli altri Paesi dell’OCSE.
- Nonostante siano poco numerosi, i laureati italiani guadagnano relativamente meno nel mercato del lavoro.
- Per i 25-34enni è molto difficile trovare un lavoro, soprattutto per i laureati di prima generazione. La partecipazione all’istruzione post secondaria e terziaria ha avuto scarso effetto nel limitare l’aumento dei giovani NEET (che non sono impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione). Molti laureati hanno difficoltà a sintetizzare le informazioni provenienti da testi complessi e lunghi.
- Il livello di spesa per l’istruzione è relativamente basso. Ciò ha comportato un aumento del numero medio di studenti per docente, che si è avvicinato alla media OCSE.
- Il corpo docente è più anziano rispetto a quello di qualsiasi altro Paese dell’OCSE.La normativa italiana non prevede nessuna regolare valutazione degli insegnanti o dei dirigenti scolastici.
- Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (TIC) non sono utilizzate spesso a scuola.
- In Italia, le donne sono ben rappresentate nell’istruzione terziaria, ma per le carriere dei figli, i genitori continuano ad avere aspettative condizionate da rappresentazioni di genere.
- Molti ragazzi ottengono risultati di basso livello nella scuola secondaria.
- La frequenza della scuola dell’infanzia è quasi universale, ma meno diffusa tra i figli degli immigrati.
La nota termina con una tabella intitolata Fatti salienti per l’Italia in Education at a Glance 2015, che presenta un riepilogo delle cifre per l’Italia e delle medie OCSE.
Secondo il Ministro Stefania Giannini molte delle sfide che il Rapporto propone all’Italia sono state raccolte attraverso le innovazioni messe in campo con la Buona Scuola: “La valutazione di dirigenti e docenti diventa strutturale da quest’anno. Grazie al Piano scuola digitale, presentato di recente, abbiamo finalmente una policy complessiva sul digitale a scuola che prevede un investimento da 1 miliardo di euro in cinque anni. Stiamo lavorando al rinnovamento della classe docente, cui si sta provvedendo con un grande concorso nazionale che sarà bandito a breve. Stiamo lavorando, inoltre, per arricchire le competenze teoriche e pratiche dei nostri studenti attraverso l’ampliamento dell’offerta formativa e finanziamenti specifici sui progetti di alternanza scuola-lavoro”. Novità si prospettano anche per le scuole post diploma e l’Università “con l’inversione del trend di investimento sull’università; con gli incentivi all’internazionalizzazione; con il rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori, su cui il Rapporto fornisce statistiche incoraggianti, e con le prime misure, contenute nella legge di stabilità che sarà approvata a fine anno, per rafforzare la qualità del sistema universitario e favorire l’accesso di nuovi docenti eccellenti e nuovi ricercatori”.