Certificazione delle competenze: esiti 2° anno di sperimentazione
Pubblicato da parte del Miur il Rapporto sulla rilevazione effettuata nel giugno - luglio 2016 nell’ambito delle azioni di monitoraggio sul secondo anno di adozione sperimentale dei nuovi modelli per la certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo di istruzione.
A conclusione del secondo anno di sperimentazione dell’adozione dei modelli di certificazione delle competenze nelle scuole del primo ciclo di istruzione (avviata con la circolare n. 3/2015), il Miur ha pubblicato il relativo Rapporto illustrativo sul monitoraggio, curato a livello nazionale dal Comitato scientifico nazionale per le Indicazioni 2012e a livello locale dagli appositi Staff regionali .
Nel corso del biennio la sperimentazione ha visto progressivamente aumentare il numero delle scuole aderenti, portando, nell’a.s.2015-2016, ad un coinvolgimento di 2.181 istituzioni scolastiche del primo ciclo su 5.615 funzionanti, con un aumento di circa il 47%.
Il rapporto, che costituisce un utile riferimento nel vivace dibattito sui temi della valutazione, sollecitato anche dalla delega legislativa di cui alla legge n. 107/2015 (art. 1, co. 181), è suddiviso in quattro parti:
- Il contesto culturale e istituzionale
- L'indagine on line
- Approfondimenti qualitativi
- Conclusioni e linee di tendenza
In molte scuole la certificazione è stata un’opportunità per approfondire il tema delle competenze, come effetto a ritroso della compilazione dei documenti. A tal fine si è realizzata su larga scala la formazione in servizio (circa 800 piccole di reti di 4-5 scuole coinvolte nel triennio), nonostante la scarsa entità delle risorse assegnate (in progressivo decremento nel corso dei tre anni dell’accompagnamento).
A livello territoriale si registra una pluralità di iniziative che ha riguardato tutte le regioni italiane, in molti casi con il coinvolgimento di strutture universitarie, altri soggetti professionali, associazioni, esperti. Nelle scuole interessate sono emersi piccoli gruppi docenti sperimentatori e ricercatori, che potrebbero essere in grado di fungere da tutor, animatori e coordinatori del lavoro progettuale dei colleghi.
Entrando nel merito, appaiono largamente condivisi il superamento del codice numerico per certificare le competenze, l’abolizione di un livello seccamente negativo, l’utilizzo del codice letterale (A-B-C-D) accompagnato da una rubrica descrittiva, uno spazio aperto per arricchire la descrizione delle competenze.
Una richiesta generalizzata da parte delle scuole si riferisce ad una semplificazione del linguaggio utilizzato nel prototipo di documento, attraverso l’adozione di un lessico meno specialistico che consenta una fruizione più diretta da parte dei genitori.
La scuola sembra preferire una riduzione del numero delle competenze da certificare (non più di 8), magari creando una più esplicita corrispondenza tra le 8 competenze-chiave e le competenze desunte dal profilo delle Indicazioni/2012.
Numerose osservazioni vengono espresse circa la migliore organizzazione degli enunciati descrittivi delle competenze, volte a chiarire determinate sovrapposizioni, a distinguer meglio alcune dimensioni (personali/sociali), a puntualizzare aspetti specifici.
Sarebbero apprezzati dalla scuola strumenti esplicativi circa il processo da seguire per giungere alla valutazione delle competenze (suggerimenti didattici, rubriche di osservazione/valutazione, esemplificazioni di prove complesse o di realtà): un aspetto, questo, che potrebbe essere oggetto di linee di lavoro a parte.
Quanto al valore giuridico connesso allo strumento “certificazione”, che rimanderebbe a procedure formali collegate a standard e a soggetti “terzi” certificatori, si ritiene importante mantenere il preminente carattere formativo della certificazione, e pertanto sembra preferibile “derubricare” la certificazione ad attestazione.
Si fa sentire anche il problema di un mancato raccordo con le certificazioni in esito all’obbligo, che espongono riferimenti concettuali e culturali diversi, che possono creare disorientamento nel rapporto tra gli ordini scolastici.
Particolare attenzione è rivolta alla certificazione di alunni in situazioni di difficoltà: per allievi con BES o disabilità lievi si preferisce un adattamento esplicativo del modello-standard, mentre nei casi di gravità forte si preferisce uno strumento direttamente ancorato al Progetto educativo personalizzato.
Ancora, si desidera un coinvolgimento della scuola dell’infanzia sul tema della certificazione, in coerenza con il principio della continuità educativa e con la valorizzazione del ruolo della scuola dai 3 ai 6 anni.
In conclusione emergono sei priorità di lavoro:
- Diffondere alle scuole fin dall’inizio dell’a.s. 2016-17 gli esiti del monitoraggio, anche in forme sintetiche;
- Impegnarsi ad apportare ai modelli di certificazione le modifiche che scaturiscono dagli orientamenti dalle scuole, anche con la eventuale collaborazione degli staff regionali;
- Attivare gli opportuni contatti con il gruppo di lavoro “delega valutazione” ex legge 107/2015;
- Progettare, nell’ambito del Piano Nazionale di Formazione, una o più azioni strategiche di formazione sui temi della “didattica per competenze e innovazione metodologica” e “Valutazione degli allievi”;
- Promuovere in ogni regione almeno un’iniziativa rivolta a figure sensibili (dirigenti scolastici, referenti, esperti) per rilanciare i temi della cultura della valutazione formativa, della certificazione e dei nuovi strumenti valutativi;
- Proporre al MIUR di considerare l’anno scolastico 2016/17 un anno ponte per l’adozione guidata di nuovi strumenti di valutazione e certificazione, in attesa d ella piena adozione di nuove modalità valutative presumibilmente a decorrere dall’a. s. 2017/18, con l’entrata in vigore dei decreti legislativi.