Erasmus compie trent’anni
Grazie a Erasmus+, 678.000 cittadini europei hanno potuto studiare, formarsi, lavorare e fare volontariato all’estero nel 2015: un numero mai raggiunto prima, che emerge dalla relazione annuale pubblicata dalla Commissione europea lo scorso 26 gennaio, in concomitanza con l’avvio delle celebrazioni per i 30 anni del programma Erasmus.
Nel 2015 l’Unione europea ha investito 2,1 miliardi di euro in oltre 19.600 progetti, cui hanno partecipato 69.000 organizzazioni. Erasmus+ si è ulteriormente ampliato, permettendo per la prima volta agli istituti di istruzione superiore di inviare in Paesi al di fuori dell’Europa, e accogliere da questi, più di 28.000 studenti e membri del personale.
Il programma è sulla buona strada per conseguire l’obiettivo di sostenere 4 milioni di persone tra il 2014 e il 2020.
I principali paesi di partenza si confermano Francia, Germania e Spagna; i maggiori ospitanti sono Spagna, Germania e Regno Unito. Il 94% dei partecipanti afferma di avere migliorato le proprie competenze e l’80% ritiene che la partecipazione al programma abbia aumentato le opportunità professionali. Fra gli studenti che svolgono un tirocinio all’estero grazie a Erasmus+, uno su tre riceve un’offerta di lavoro dall’impresa ospitante.
Nell’ambito delle misure per aiutare gli Stati membri ad affrontare le problematiche della società, come l’integrazione dei rifugiati e dei migranti, il sistema di sostegno linguistico online del programma verrà esteso a 100.000 rifugiati nei prossimi tre anni; a tal fine sono stati messi a disposizione 4 milioni di euro.
La pubblicazione della relazione coincide con l’avvio della campagna che segna il 30º anniversario del programma: 1987-2017 da Erasmus a Erasmus+. Il lancio ufficiale delle celebrazioni per i 30 anni è avvenuto a Bruxelles, con un evento organizzato da Commissione e Parlamento europeo.
Durante tutto il 2017 si terranno eventi a livello europeo, nazionale e locale per illustrare l’impatto positivo di Erasmus sugli individui e sulla società nel suo insieme e per dare a tutte le parti interessate la possibilità di discutere sulla futura evoluzione del programma.