In Italia ancora troppi NEET
Avere un basso livello di istruzione è il principale fattore di rischio per essere NEET: a dirlo è la Commissione Europea, che lo scorso 17 luglio ha pubblicato l'edizione 2017 dell'indagine annuale sull'occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (ESDE). L’Italia presenta ancora un tasso di NEET superiore alla media europea.
Il rapporto pubblicato dalla Commissione Europea evidenzia come negli ultimi due decenni il mondo del lavoro stia cambiando, con importanti implicazioni sociali, economiche e demografiche. La maggior parte di questi cambiamenti, che siano strutturali o ciclici, interessa i cittadini più giovani (25-39 anni).
I giovani che non lavorano né studiano, i cosiddetti NEET (not in employment, education or training), vengono divisi in fasce d’età. L’Italia ha il numero più alto di NEET fra 15 e 24 anni, pari al 19,9%, mentre la media europea è 11,5%. Il tasso di occupazione giovanile in Italia è tra i più bassi d’Europa: meno del 30% per i giovani tra i 20 e i 24 anni, intorno al 54% per quelli tra i 25 e i 29 anni.
In tutta Europa sono stati i giovani quelli colpiti più duramente dall’aumento della disoccupazione e del lavoro atipico. L'occupazione dei lavoratori più giovani è stata stagnante dal 2002, e trovare un lavoro dopo la laurea è diventato più difficile. La sicurezza del lavoro è diminuita nel tempo con l'aumento dei contratti non standard. I lavoratori più giovani sono anche più esposti a salari bassi e condizioni di lavoro precarie.
L'impiego sempre più diffuso di lavori temporanei e la riduzione della sicurezza del lavoro e del reddito potrebbe danneggiare la crescita della produttività a lungo termine, ad esempio perché limita gli incentivi per i lavoratori ad acquisire conoscenze specifiche, nonché le opportunità di formazione sul posto di lavoro. Le giovani generazioni sono sempre più vulnerabili all’interno del mercato del lavoro e meno protetti dai sistemi di welfare.
Le qualifiche e le competenze stanno diventando sempre più importante per l'occupazione. In risposta alle crescenti esigenze di competenze nel mercato del lavoro, le generazioni più giovani sono sempre più ben dotate in termini di capitale umano. In alcuni stati membri, tuttavia, permangono ancora proporzioni molto alte di giovani adulti che sono poco qualificati, e questo dato evidenzia la necessità di una maggiore efficienza ed efficacia nelle spese per l’istruzione.
Le sfide per il futuro, a livello europeo, saranno: garantire l'accesso a un'istruzione e formazione di qualità per tutti; lottare contro gli abusi di contratti precari e salari bassi; fornire una protezione sociale adeguata e sostenibile contro la povertà, sostituendo o completando il reddito degli individui che hanno accesso nullo o insufficiente all'occupazione.
Questi obiettivi mostrano come l'Unione europea stia intraprendendo passi attivi vero un più equo mercato del lavoro, che riesca a combinare l'inclusione sociale con la competitività di un impiego di alta qualità e ben pagato.