Rapporto sulle Prove Invalsi 2017
Pubblicato da parte dell’Invalsi il Rapporto che illustra e analizza gli esiti delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016‐17: permangono i divari territoriali, minore l’incidenza del cheating, particolare attenzione al dato sul valore aggiunto e all’ancoraggio delle prove.
In data 6 luglio 2017 l’Invalsi ha presentato il Rapporto sulle rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016/17 (rapporto risultati e rapporto tecnico), con i dati dell’Italia e delle singole regioni relativi alle rilevazioni sugli apprendimenti (italiano e matematica) realizzate all’inizio di maggio 2017 (II e V classe della scuola primaria e II classe della scuola secondaria di secondo grado) e a giugno 2017 (III classe della scuola secondaria di primo grado).
Il 2016/17 è stato l’ultimo anno scolastico con prove cartacee nella secondaria di primo grado e per il secondo anno della secondaria di secondo grado; dall’anno prossimo in questi livelli scolari si effettueranno prove al computer. È anche l’ultimo anno nel quale le prove INVALSI hanno fatto parte delle prove dell’esame di Stato della secondaria di primo grado.
Gli esiti saranno restituiti a tutte le scuole all’inizio del nuovo anno scolastico, affinché siano utili ai docenti per ripensare la propria didattica, per servirsi degli errori degli studenti e/o delle mancate risposte come indizi per riconoscere le difficoltà cognitive che incontrano e comprenderne le ragioni. Insieme a questi esiti, sono restituiti alle scuole anche quelli di altre 200 scuole con una popolazione studentesca simile per condizioni socio-economiche, consentendo così ai docenti un confronto con riferimenti a loro più vicini.
Entrando nel merito dei risultati, si confermano i divari territoriali caratteristici del nostro Paese, confermati anche dagli esiti delle comparazioni internazionali.
I risultati si riferiscono a un campione di classi dove la somministrazione delle prove è realizzata in presenza di un osservatore esterno, il cui inserimento è garanzia di una minore incidenza del fenomeno del cheating, ovvero di comportamenti non autentici volti a sottrarsi a giudizi negativi in relazione ai risultati raggiunti dagli alunni. La metodologia di calcolo del cheating, che l’Invalsi usa da qualche anno, si connette alla rilevazione di questo fenomeno attraverso applicazione di tecniche statistiche per l’individuazione di comportamenti anomali.
L’Invalsi restituisce inoltre alle scuole il dato sul valore aggiunto, altrimenti detto “effetto scuola”, che mette in luce quanto la scuola sia stata efficace, ovvero quanto gli esiti rilevati dalle prove siano effettivamente riconducibili agli interventi educativi della scuola e quanto siano influenzati invece, dal contesto familiare e sociale di provenienza e al contributo della scolarità precedente. Le scuole sono riconosciute come “contesti for ti” o “contesti deboli” nella misura in cui sono in grado di fronteggiar e le caratteristiche cognitive e socio-economiche di coloro che la frequentano.
Infine una novità della rilevazione di quest’anno è costituita dall’ancoraggio delle prove, procedura mediante la quale si analizzano diacronicamente gli esiti degli studenti, facendo riferimento a una metrica comune e comparabile: tenendo conto degli esiti di una prova che si è ripetuta costantemente, è possibile rilevare davvero i mutamenti nel rendimento. L’ancoraggio consente di legare gli esiti degli allievi alle abilità cognitive di volta in volta messe in gioco per rispondere ai quesiti della prova.. In tal modo si supera l’idea del risultato da intendersi semplicemente come un numero, e si riconosce la perfomance che lo studente esibisce; il giudizio diviene quindi la descrizione sintetica e analitica delle competenze raggiunte da un allievo.